we are the best!

Titolo Originale: Vi är bäst!
Nazione: Svezia, Danimarca
Durata: 102 minuti
Regia: Lukas Moodysson
Anno: 2013
Cast: Mira Barkhammar, Mira Grosin, Liv LeMoyne, Lena Carlsson, David Dencik , Ann-Sofie Rase, Johan Liljemark, Mattias Wiberg

Trama:

Svezia 1982: Boko e Klara sono due ragazzine tredicenni punk. Decidono di creare una band ma non sanno suonare e quindi si rivolgono ad Hervig, altra ragazzina della stessa età, che suona la chitarra ma apparentemente dal carattere opposto a quello di Boko e Klara. Ben presto però anche Hervig diventerà punk e le tre ragazzine diventeranno sempre più legate e dovranno vedersela con qualche problema adolescenziale.

Secondo me:

Da ragazzino ho avuto a che fare con metallari, rocker, pseudoartistoidi, drogati, sfattoni, rastafariani, truzzi e saltuariamente anche con gente normale. Ogni tanto ascoltavo qualche disco punk ma non mi sono mai avvicinato a questa controcultura e anzi le creste assurde colorate e i vestiti strappati li associavo principalmente ai cattivi scarsi di Ken il Guerriero. Però una notte di una dozzina di anni fa e ad un orario indecente andò Rete 4 mandò in onda il film più bello mai fatto sui punk: La Guerra degli Antò di Riccardo Milani.
A questo punto direte voi: “ehi, dovresti parlare di We Are the Best!” e io da buon punk vi risponderei: “andate a fanculo, adesso ci arrivo”.
La Guerra degli Antò dicevamo. Questo è uno di quei film per i quali provo un certo timore reverenziale e per il quale non riesco a scrivere un articolo completo e quindi ne parlo qua. A mio parere è un piccolo capolavoro del cinema italiano. Ecco, l’ho detto. Elogiare su un sito di cinema un film italiano diretto da uno che oggi fa quasi esclusivamente commedie (alcune comunque di buon livello) e fiction è pericolosissimo ma sarà che sono abruzzese, sarà che spesso avrei voglia di prendere ed andare a vivere in un altro posto del mondo, sarà per la scena a “Chi l’ha Visto”… non lo so ma quel film è stupendo ed ha un’equilibrio eccezionale tra commedia e drammaticità. La storia è durissima ma il racconto è leggero, ma una leggerezza non frivola. E fanculo a tutti quelli che non la pensano così. Troppe volte fuori dall’Abruzzo ho conosciuto gente che non sapeva dell’esistenza di questo film e quindi vi dico che su una nota piattaforma di condivisione video è possibile trovarlo per intero con estrema facilità.
E adesso torniamo alle fottute tredicenni punk.
We Are the Best! è un film piacevole ma che per me ha un grosso difetto: è di una piattezza disarmante. Cioè il film si guarda volentieri ma più passano i minuti e più cresce la sensazione che non stai vedendo nulla. Insomma non c’è una vera crescita delle ragazzine (ok, la cristiana diventa punk… ma allora?) e anche i “litigi” nel gruppo non sono nulla di che. Non ci sono grosse interazioni con altri personaggi esterni al gruppo e anche l’ambiente nel quale vivono le protagoniste non viene descritto bene. Poi c’è qualche marachella, qualche piccolo scontro ma in fin dei conti è semplicemente la vita più o meno normale di tre ragazzine alternative di 13 anni.  Bho per me è troppo poco per il regista di Fucking Åmål. C’è anche da dire però che il film è basato su un fumetto e quindi forse il regista è stato condizionato da questo. Ma come sempre dico io da buon punk quale sono “a me non frega un cazzo se il film non è fedele al fumetto. Basta che sia un bel film”.

Un film divertente da vedere ma sostanzialmente piatto. L’unica cosa che vi resterà in mente dopo aver visto il film sarà il ritornello della canzone delle ragazze.

ART-CRIMEdvdTitolo Originale: ART/CRIME
Nazione: Canada
Durata: 100 minuti
Regia: Frédérick Maheux
Anno: 2011
Cast: Rémy Couture, Nacho Cerdà, Joseph Elfassi, Éric Falardeau, Robert Morin, Patrick Senécal

Trama:

Rémy Couture è un creatore di effetti speciali con una passione per il gore e lo splatter. Decide di aprire un sito web nel quale posta servizi fotografici e cortometraggi molto violenti. Data l’alissima qualità dei lavori, alcune persone pensano che le violenze postate nel sito siano vere e per questo Rémy viene arrestato. Le accuse più infamanti sembrano cadere quasi immediatamente, ma l’artista dovrà comunque affrontare un processo che potrebbe segnare un importantissimo precedente nella storia della libertà di espressione.

Secondo me:

Quello che vi presento oggi è un documentario abbastanza datato su una questione superata. Fino a questo momento sul sito c’era finito solo un’altro documentario e per un’occasione del tutto particolare, ma nonostante questo ne guardo diversi relativi al cinema (l’ultimo è stato The Search for Weng Weng) e ogni tanto ne parlo sulla pagina di facebook (ISCRIVITI!)Perché quindi parlo di questo oggi? Ci sono diverse ragioni. Prima di tutto perché la maggior parte di quelli che mi seguono sono horrorofili, poi perché l’argomento è decisamente interessante e per finire perché mi è stata data la possibilità di vederlo gratis. Colgo l’occasione per scusarmi anche con chi mi ha mandato roba in anteprima che però non è finita mai sul sito. Purtroppo però se quello che mi mandate non mi piace preferisco non parlarne e poi in questi ultimi mesi non ho avuto davvero tempo di scrivere nulla quindi anche quelle (poche) cose che mi sono piaciute difficilmente troveranno spazio.
Come documentario questo ART/CRIME è girato in maniera abbastanza classica, con interviste a Rémy Couture e altra gente informata sul caso, qualche commento della voce fuori campo ed una divisione in capitoli. L’unica particolarità è che le interviste sono intervallate da immagini molto forti senza alcuna censura che quindi potrebbero disturbarvi un po’. Sono immagini di violenze e abusi vari, ma sono tutte opere dell’artista e quindi finte. Però davvero fatte bene ed estreme!
Personalmente non avevo sentito mai nulla di questa storia e guardando il documentario mi ero annoiato un po’, ma il mio metro di giudizio su queste produzioni si basa unicamente su quanto questi riescano a catturare la mia attenzione ed è per questo sto scrivendo questo articolo dopo più di una settimana dalla visione. Oggi posso dire che il documentario con me ha funzionato abbastanza perché in questi giorni mi sono un po’ documentato sulla storia di Rémy e mi sono anche visto i suoi corti e alcune delle immagini per le quali è stato accusato (e ripeto che sono immagini forti, quindi se siete facilmente impressionabili NON guardatele e non guardate nemmeno questo documentario). Il tema è molto importante perché il caso di Rémy Couture potrebbe fare giurisdizione in materia di libertà d’espressione, quindi potrebbe andare ad abbracciare altre aree oltre la cinematografia e l’arte. C’è una frase nel documentario che mi ha colpito: “Rémy Couture è vittima del suo talento”. Il documentario è decisamente critico verso la giustizia canadese e sollvea divese domande alle quali però da una posizione netta a difesa di Rémy. Può una persona finire in carcere perché è troppo brava nel suo lavoro? Devono esserci limiti alla libertà d’espressione? La violenza nella finzione è davvero così pericolosa? Il documentario è decisamente di parte, ma se lo vedete con un occhio critico potrebbe essere un ottimo punto di partenza per un bel dibattito.
In fondo è anche un megaspot per Rémy Couture che si presenta con la maglietta che rimanda al suo nuovo sito (nel quale però NON sono presenti le sue opere più controverse), ma se lo merita sia perché deve sostenere spese legali per questioni assurde, e soprattutto perché è bravissimo.
Il finale mi ha spiazzato un po’ perché viene mostrato com’è facile trovare su internet roba ben più disgustosa rispetto alle opere di Rémy Couture e questo solleva un nuovo quesito sulla libertà e sul controllo della rete. Argomento enorme del quale non voglio assolutamente parlare, ma per carità, se vi volete bene NON replicate le ricerche fatte durante i titoli di coda.

Un documentario che racconta una storia in fondo piccola che però ha potenzialmente risvolti enormi. Sicuramente i fan dell’Horror saranno più preparati di me sulla vicenda, ma quelli che dovrebbero assolutamente documentarsi sono i creatori di effetti speciali e gli appassionati di make-up!
Sapere che il processo è finito nel 2012 spegne un po’ gli entusiasmi, ma documentarsi fa sempre bene. Per altre informazioni andate qua: http://www.art-crime.eu/index.html

Terumae Romae Titolo Originale: Terumae romae, テルマエ・ロマエ
Nazione: Giappone
Durata: 108 minuti
Regia: Hideki Takeuchi
Anno: 2012
Cast: Hiroshi Abe, Masachika Ichimura, Midoriko Kimura, Walter Roberts, Riki Takeuchi, Kazuki Kitamura, Aya Ueto, Kai Shishido

Trama:

Lucius Modestus è un architetto che progetta bagni termali nell’antica Roma. Durante una visita alle terme si immerge per isolarsi dal chiasso e si ritrova inspiegabilmente in un bagno del Giappone contemporaneo dove rimane affascinato dalle meravigliose innovazioni tecnologiche di questo popolo. Non sarà solo un viaggio isolato dato che Lucius comincerà a viaggiare nel tempo con una certa frequenza e, grazie ai segreti appresi da quello strano popolo, riuscirà anche a farsi notare dall’imperatore Adriano.

Secondo me:

Era da tanto che non parlavo di un film tratto da un fumetto del quale non ho mai letto nemmeno una pagina quindi solita premessa: non mi frega nulla della fedeltà al materiale di partenza dato che nemmeno ho mai letto il manga né visto l’anime. Visto che quest’anno non ho scritto molto sul Far East Film Festival, oggi parlo di un film che ho visto grazie alla collaborazione tra il festival e MyMovies.it. Thermae Romae è stato infatti presentato al Far East Film Fesival del 2012 e quest’anno il festival si è chiuso con la proiezione di Thermae Romae 2 che è da pochi giorni nelle sale giapponesi.
In Giappone Thermae Romae è stato un grandissimo successo con circa 77 milioni di dollari incassati nel 2012 mentre da noi uscirà a giugno 2014 grazie alla Tucker Film.
Successo sicuramente meritato per questo film, davvero molto divertente e surreale ma abbastanza equilibrato. Nonostante lo schema abbastanza ripetitivo difficilmente l’attenzione dello spettatore calerà perché vengono introdotti sempre nuovi personaggi quindi resta sempre una certa freschezza nella successione delle sequenze. Inoltre, per quanto l’umorismo sia tipicamente giapponese, non l’ho trovato così estremo da farmi pensare che stessi vedendo una troiata. Cioè si, in fondo stai vedendo una troiata ma divertente e non troppo sopra le righe. Insomma quello che voglio dire è che mi aspettavo molte più battute sulla cacca o robe simili da una produzione simile e invece alla fine il film riesce anche ad essere profondo senza prendersi troppo sul serio. Nessuna pretesa nemmeno sul realismo dato che i viaggi nel tempo non hanno spiegazione logica, ogni tanto c’è qualche incoerenza e anche il fatto che la maggior parte dei romani principali abbia caratteristiche fisiche giapponesi dovrebbe far riflettere sulle pretese di realismo del film (anche se il protagonista Hiroshi Abe non è così male come romano).
Davvero bella la ricostruzione della Roma antica anche perché gran parte di quelle scene sono state girate a Cinecittà con le scenografie dei nostri vecchi peplum, ed è splendida anche la musica lirica che, senza alcun motivo, accompagna i viaggi di Lucius verso il Giappone contemporaneo (Puccini e Verdi).

Un peplum giapponese sull’antica Roma con ben pochi combattimenti ma tanti bagni alle terme. Tantissime situazioni surreali e qualche battutina e citazione molto divertente. Certamente da vedere!

100_degrees_below_zeroposter

Titolo Originale: 100 Degrees Below Zero
Nazione: USA
Durata: 89 minuti
Regia: R.D. Braunstein
Anno: 2013
Cast: Jeff Fahey, Sara Malakul Lane, Marc McKevitt Ewins, John Rhys-Davies, Iván Kamarás, Judit Fekete, Zsófi Trecskó

Trama:

In un pomeriggio l’Europa viene sconvolta da un’incredibile serie di eruzioni vulcaniche, il cielo viene quasi oscurato e quasi tutto il continente piomba in una nuova era glaciale. Intanto Steve Foster, pilota dell’esercito americano in pensione, si è appena risposato e cercherà di raggiungere i figli a Parigi da Londra. Ma le nuove condizioni meteo renderanno difficile il viaggio.

Secondo me:

Altro post, altro film post apocalittico! Torniamo in casa Asylum con un nuovo disaster-movie praticamente uguale ad altri mille fatti dalla stessa casa produttrice.
Ho scelto di parlare di questo film per promuovere la meravigliosa iniziativa del canale televisivo Cielo ci sta deliziando con un meraviglioso ciclo di B-movies dove la Asylum la fa da padrone! Se non avete visto questo meraviglioso disaster movie non vi preoccupate: dal 3 aprile potrete acquistarlo il DVD grazie a Cecchi Gori Group.
Tornando al film ho già detto che è un film standard Asylum con militari, elicotteri e storiella della famigliola che deve ricongiungersi. Ma ci sono principalmente due grossi motivi per guardare questa roba: le Tette® di Sara Malakul Lane.
Se però vi servissero altri motivi sappiate che io ho trovato esilarante ogni secondo di questo film. Se mi mettessi a parlare nel dettaglio di ogni cosa non finirei più quindi parto con un bell’elenco di meravigliose vaccate con anche qualche spoiler (è u film Asylum, quindi non rompete il cazzo con “hey mi hai rovinato il film” perché la realtà è che vi siete rovinati voi scegliendo di vederlo): la storia delle eruzioni e le spiegazioni “scientifiche”, i blocchi di grandine abnormi che spariscono con il cambio di inquadratura e che vengono anche calciati al volo, Parigi che in realtà è Budapest, il fatto che la Asylum si sia accanita sull’Europa, il passaggio dell’eurotunnel con una seicento, i terremoti di magnitudo superiore a 8 che fanno danni minimi, la meravigliosa idea di darsi appuntamento sopra la Torre Eiffel…
Bellissimo poi il messaggio del film: “se mai il tuo continente rischia di diventare inabitabile potrai salvarti solo se conosci persone ai piani alti dell’esercito”.
Ma c’è qualcosa di veramente positivo? Certo, le Tette® di Sara Malakul Lane. E oltre quello sono stato piacevolmente sorpreso dal fatto che i protagonisti si ricordano quasi sempre del freddo. Per il resto si ride tantissimo ma non certo per la qualità del film!

Insomma questo è il solito film apocalittico della Asylum che però a mio parere è più divertente del solito grazie alle tante vaccate presenti. Assolutamente inadatto a persone comuni ma gli amanti del post-apocalittico low-budget lo ameranno,

ultimosdiasTitolo Originale: Los últimos días
Nazione: Spagna
Durata: 100 minuti
Regia: Àlex Pastor, David Pastor
Anno: 2013
Cast: Quim Gutiérrez, José Coronado, Marta Etura, Leticia Dolera, Ivan Massagué, Mikel Iglesias, Pere Ventura, Abdelatif Hwidar

Trama:

Marc e Julia sono una giovane coppia sposata da poco. La ragazza vorrebbe un figlio ma Marc non sembra molto convinto. Le difficoltà della coppia aumentano quando nell’azienda per la quale lavora Marc arriva Enrique, incaricato nel tagliare il personale. In questo periodo di difficoltà della coppia inizia a spargersi nel mondo una strana malattia: le persone sviluppano incomprensibilmente la paura degli spazi vuoti. Presto questa patologia si diffonderà a tutta la popolazione scatenando una vera e propria apocalisse e Marc rimarrà bloccato al lavoro da dove partirà alla ricerca della moglie.

Secondo me:

Chi mi segue assiduamente (credo nessuno) saprà che amo i film di squali e i film apocalittici e post-apocalittici. Quando guardo film come questi non voglio sapere nulla della trama anche perché spesso sono banali e ripetitive. Questo film qua però deve essere stato un segno del cielo credo! Infatti ho un altro piccolo blog nel quale scrivo ogni tanto che si chiama “Se Stava A Casa Non Succedeva Niente” nel quale si narrano storie di poveracci che, avventurandosi fuori casa, trovano la morte per le più svariate ragioni. E in questo film hanno tutti paura di uscire di casa (giustamente) per qualche ragione sconosciuta.
Questa idea di base mi è piaciuta parecchio e nel complesso il film si lascia guardare abbastanza tranquillamente anche se non sarà sicuramente ricordato come una pietra miliare del genere a causa dell’estrema semplicità della trama ed alcuni cliché che danno la sensazione del già visto. L’ambientazione ha alti e bassi: mi sono piaciuti i personaggi barbuti e sporchi e l’organizzazione di alcuni gruppi di sopravvissuti ma ci sono alcune incongruenze e omissioni. Comunque a mio parere il film ha più pregi che difetti ed inoltre è visivamente e stilisticamente molto bello, considerando anche che è una produzione spagnola di alto profilo (budget di circa 5 milioni di dollari) che non sfigura nel confronto con produzioni americane dai budget ben più elevati.
I personaggi sono abbastanza piatti e scontati ma in fin dei conti si inseriscono bene in una trama scialba come questa. Personalmente avrei gradito qualche scena in più con Andrea, interpretata da Leticia Dolera. Ma solo perché vorrei sposarla e se prima o poi vedrò [REC]  3 sarà solo per lei visto che il primo e secondo [REC] m’avevano fatto abbastanza cagare. In realtà nel film lei è la più inutile di tutti e credo che l’abbiano ingaggiata solo per avere un po’ di visibilità internazionale.
Dopo aver visto il film in spagnolo con sub inglesi, ho scoperto che è uscito anche in Italia il 10 Ottobre 2013 distribuito dalla Notorious Pictures con il titolo The Last Days mentre è arrivato in homevideo il 6 marzo 2014.
Questo è un buon film Europeo e andrebbe supportato anche per far capire a questi distributori coraggiosi che gli vogliamo bene.

The Last Days è un buon film post-apocalittico con qualche bella trovata che però vengono in parte vanificate da una narrazione prevedibile ma dal buon ritmo. Il finale però non mi ha soddisfatto per niente ma in fin dei conti merita ampiamente la visione.

 

christmas_on_july_24th_avenue_1373Titolo Originale: 7 gatsu 24 ka dori no Kurisumasu; 7月24日通りのクリスマス
Nazione: Giappone
Durata: 108 minuti
Regia: Shosuke Murakami
Anno: 2006
Cast: Miki Nakatani, Takao Osawa, Ryuta Sato, Juri Ueno, Tsuyoshi Abe, Hitori Gekidan, Hitori Gekidan, Ikki Sawamura

Trama:

Sayuri è una di quelle ragazze che sogna il principe azzurro. Legge un manga che si chiama “Amore” ambientato a Lisbona e, per sfuggire alla routine quotidiana, cerca similitudini tra la sua città, Nagasaki, e la città Portoghse. Cerca anche un possibile ragazzo tra quelli che frequenta ma da anni c’è solo un uomo che ritiene essere adatto ad essere il suo principe azzurro: Satoshi Okuda, conosciuto ai tempi della scuola. Il ragazzo si era trasferito a Tokyo per lavoro ma torna in città e, anche grazie al periodo natalizio, Sayuri trova il coraggio di avvicinarsi a lui. Non senza difficoltà…

Secondo me:

Lo scorso anno per Natale avevo fatto un bello speciale guardandomi tutta la saga di Silent Night, Deadly Night e anche il recente remake. Mentre cercavo quei film lo scorso anno, mi ero imbattuto in un paio di altri horror natalizi e mi ero ripromesso di trattarli quest’anno. I film sono ancora lì nel cassetto e forse ci rimarranno per un’altro anno perché proprio non mi va di guardare horror questo periodo (oppure faccio uno speciale natalizio a ferragosto, devo decidere) e quindi mi sono scelto un film pieno di buoni sentimenti e zuccheroso: una bella commedia romantica. Giapponese.
Non tratto spesso questo genere ma sappiate che ogni tanto un film così lo guardo. Difficile che questi film rimangano nella memoria anche perché sono spesso terribilmente simili (salvo My Sassy Girl che adoro). Però molti di questi film romantici, se visti con il giusto spirito e coinvolgimento, riescono a rendere il mondo più bello nei minuti immediatamente sucessivi alla visione. Sono i cosiddetti “feel good movies“, dove i protagonisti devono affrontare mille difficoltà per raggiungere la felicità, in un finale scontatissimo e banale che però soddisfa perché non sarebbe accettabile un finale triste. Questo tipo di film è adattissimo al periodo Natalizio e quindi eccovi a voi Christmas on July 24th Avenue: un normalissimo film romantico pieno di cliché con una protagonista inizialmente bruttina e pasticciona che pian piano acquisisce sicurezza e trova il suo principe azzurro. Non ha nulla che lo faccia spiccare sulle altre commedie romantiche, anzi è un film piuttosto mediocre con qualche trovata carina qua e la. Bellina la storia dell’ossessione della protagonista per Lisbona che, tra l’altro, la porta a vedere degli inquietanti tipi con le maglie della nazionale di calcio portoghese che la incitano a fare determinate cose. Alcune cose sono molto semplificate: c’è ad esempio una scena molto ridicola durante un matrimonio, un tradimento/divorzio risolto in tempi record e ci si rimane male per un personaggio che compie l’azione più tenera del film ma rimane con un pugno di mosche a causa della sua discutibile acconciatura (supposizione mia). Alla fine però Il film finisce come deve finire e lascia con il sorriso nonostante una scena finale forse meno forte di quanto poteva essere.

Insomma un film adatto alle feste, alle ragazze sognatrici o da vedere con il partner. Buon Natale dalla redazione di Film Per Pochi! (che poi sono solo io)

Pee-mak-thai

Titolo Originale: Phi Mak Phra Khanong; พี่มาก..พระโขนง
Nazione: Thailandia
Durata: 115 minuti
Regia: Banjong Pisanthanakun
Anno: 2013
Cast: Mario Maurer, Davika Hoorne, Pongsathorn Jongwilas, Nattapong Chartpong, Auttarut Kongrasri, Kantapat Permpoonpatcharasook

Trama:

Nell’antica Thailandia (ancora Siam all’epoca del film) Mak è costretto ad andare in guerra lasciando la moglie Nak incinta. Durante il conflitto stringe un forte legame di amicizia con quattro commilitoni e, finita la guerra, vanno tutti assieme a casa di Mak che finalmente potrà riabbracciare la moglie e conoscere suo figlio. Nel villaggio però girano strane voci su Nak

Secondo me:

Visto che è tantissimo tempo che non scrivo più ho deciso di vedermi un film a caso e di scrivere qualche riga per il blog. Volevo vedere un film semplice da guardare e così ho cercato una commedia ma evidentemente l’horror non vuole lasciarmi in pace e così alla fine ho visto questo film che è una commedia horror abbastanza fuori dal comune (almeno per noi occidentali) e parecchio divertente. Il regista del film ha un curriculum horror di tutto rispetto avendo co-scritto e co-diretto Shutter, uno degli horror orientali migliori che uscirono in occidente sulla scia di The Ring. Nel curriculum però ha anche dei mediometraggi delle antologie horror Phobia (o 4Bia), Phobia 2 e The ABC’s of Death nei quali saltava fuori anche un po’ di humor. Ha poi anche diretto una commedia romantica di buon successo dal titolo Hello Stranger e questo Pee Mak è un ottimo mix di horror, commedia e romanticismo. Il film è basato su una leggenda Thailandese chiamata ” Mae Nak Phra Khanong” rivista però in chiave ironica ed è diventato il film Thailandese che ha incassato di più nel mondo.
L’approccio al film è abbastanza difficile perché il film ha diverse anime e i puristi dei vari generi potrebbero rimanere delusi. Se cercate un horror qua c’è ben poco di terrificante e difficilmente riuscirà a farvi saltare sulla sedia con i pochi momenti telefonati presenti. La forza del film sta invece nei personaggi maschili che, come spesso accade nei film orientali, sono dei completi cretini!
L’idiozia dei personaggi però non è fastidiosa ma anzi regala alcuni momenti davvero memorabili ma ben inseriti nell’economia del film e nei suoi toni comunque abbastanza cupi. Quello però che più sorprende è il lato sentimentale del film che può anche far bagnare gli occhi in un paio di occasioni e soprattutto nel finale che è davvero potente.
Nota per le ragazze: il protagonista del film Mario Maurer è una specie di sex symbol in oriente ed oltre ad essere un attore fa il modello e cantante dei 4+1 Channel 3 Superstar. 

Fare un film ben equilibrato con tutte queste anime ma Pee Mak ci riesce alla grande. Dura quasi due ore ma personalmente non mi sono accorto della durata

 

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