Titolo Originale: Ang Panday
Nazione: Filippine
Durata: 128 minuti
Regia: Rodel Nacianceno (vero nome di Coco Martin)
Anno: 2017
Cast: Coco Martin, Eddie Garcia, Elisse Joson, Jeric Raval, Jake Cuenca, Arjo Atayde, Julio Diaz, Carmi Martin, Awra Briguela, Gloria Romero

Trama:

Un uomo di nome Flavio e sua moglie stanno per avere un bambino ma, proprio durante il parto, un gruppo di demoni guidati dal cattivissimo Lizardo, attacca la coppia uccidendo prima la donna e successivamente anche Flavio, che però riesce a portare con sé Lizardo trafiggendolo con un leggendario pugnale forgiato con il metallo proveniente da un meteorite. Il bambino sfugge ai demoni grazie alla domestiche che ne diventerà la madre adottiva. Chiamato Flavio anche lui, cresce e diventa un tamarro che però presto dovrà affrontare ancora una volta Lizardo, tornato sulla terra più cattivo che mai.

Secondo me:

Generalmente i film con una durata superiore alle due ore li scarto a priori ma quando ti capita sotto mano uno dei più grossi blockbuster filippini dell’anno come fai a non guardarlo?
Ang Panday, che letteralmente significa “Il Fabbro“, è una specie di cinecomic dato che è tratto da un fumetto che deve essere molto popolare in patria visto che con questo dovrebbero essere 10 i film dedicati in qualche modo a questo personaggio, oltre a 4 serie tv delle quali una animata. Avendo però sentito parlare di questa roba solo dopo aver visto il film ed in preparazione alla scrittura di questo articolo, io non ne so una mazza di questa saga e quindi mi limiterò a dirvi che a quanto pare nella famiglia di fabbri saranno degli ottimi combattenti e c’avranno salvato dai demoni decine di volte, ma non sanno cosa sia la fantasia dato che tutti i maschi della famiglia si chiamano Flavio. Il protagonista del nostro film è infatti il nipote del leggendario Flavio I e figlio di Flavio II che a quanto pare aveva scelto una vita più tranquilla.
Il nostro Flavio III è interpretato da Coco Martin, uno degli attori filippini contemporanei più famosi, qui anche al suo debutto come regista ed è stato rilasciato durante l’ultimo Metro Manila Film Festival (MMFF) risultando il secondo per incassi e portando a casa 4 premi. Questo festival per me è una roba fighissima che mi piacerebbe fosse fonte di ispirazione anche per altri Paesi. Si tiene a cavallo tra Natale e gli inizia del nuovo anno, periodo di grande incassi anche per il cattolicissimo paese Asiatico, e per circa due settimane, nella maggior parte dei cinema del Paese vengono proiettati solo i film del MMFF che sono ovviamente tutti filippini. Se una roba del genere venisse proposta anche da noi nello stesso periodo dell’anno, ci ritroveremmo con una selezione di cinepanettoni da suicidio di massa, ma magari fare un due settimane di solo cinema italiano in un altro periodo potrebbe aiutare un po’ la nostra industria e dare visibilità a film che difficilmente arrivano in sala dato che magari i cinema dovrebbero riempire buchi. Bho, per me potrebbe essere un esperimento interessante.
Ma tornando a parlare di Ang Panday, vale la pena guardarlo? Il film non è malaccio ma non mi sentirei nemmeno di consigliarlo. La prima cosa con la quale dobbiamo scendere a compromessi sono gli effetti speciali non eccelsi (ed uno dei premi del MMFF era relativo a questi) ma personalmente questo aspetto non mi interessa.
Tolto quello e superato il prologo, abbiamo una prima parte di presentazione dei personaggi ben riuscita e piacevole. Abbiamo risse da strada, qualche truffa, un po’ di routine della grandissima famiglia adottiva di Flavio, qualche corteggiamento e il background della nuova incarnazione di Lizardo. Insomma il film sembra promettere bene almeno per i primi 40 minuti circa.
Poi però il ritmo del film inizia a calare verso la metà soprattutto a causa di una sottotrama sull’omosessualità di uno dei fratellini di Flavio che sembra buttata lì molto a cazzo. La cosa peggiore del film è però il viaggio di Flavio alla ricerca del leggendario pugnale del fabbro che lo porterà in un coloratissimo mondo fatato con delle specie di elfi e mini-hobbit.
Finito questo strazio, torneremo fortunatamente all’ambientazione urbana, dove presto dovremmo fare i conti con un cafonissimo video musicale sbattuto dentro al film. Se riuscite a sopravvivere queste torture verrete ripagati da un adrenalinico montaggio del nostro Flavio che massacra demoni e cattivi utilizzando il suo pugnale, la sua moto ed i suoi occhiali da sole che culmina in una meravigliosa scena in metropolitana degna del più tamarro dei film di Bollywood.
Successivamente arriverà un confronto tra Flavio e Lizardo che si conclude molto velocemente e che porterà il nostro eroe verso un’altra di quelle parti appiccicate lì con lo sputo, ovvero l’addestramento che avviene in una una fase nella quale il male sta ripetutamente attaccando la città, pertanto non ha molto senso che l’unico eroe capace di sconfiggerlo se ne vada per colline. Ma tant’è e quando Flavio torna più forte che mai abbiamo finalmente il vero e proprio scontro tra lui e Lizardo che è stavolta abbastanza appagante nonostante i ripetuti rallenty.

Ang Panday è sicuramente un film affascinante capace di farvi uscire un po’ dalla vostra confort zone ma restando comunque un prodotto godibile nonostante gli evidenti problemi di ritmo dovuti ad porzioni di trama accessorie ed inutili. Alla fine io mi sono divertito abbastanza, ma so di avere dei problemi.

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