Titolo Internazionale: The Arrival of Wang
Nazione: Italia
Durata: 80 minuti
Regia: Antonio Manetti, Marco Manetti (Manetti Bros.)
Anno: 2011
Cast: Ennio Fantastichini, Francesca Cuttica, Juliet Esey Joseph, Li Yong, Antonello Morroni

Trama:

Gaia è una traduttrice di cinese mandarino che viene chiamata per un lavoro di traduzione simultanea di una di una certa urgenza. Accettato il lavoro la ragazza viene bendata ed accompagnata in un luogo segreto dove dovrà sostenere un interrogatorio al buio per nascondere le sembianze dell’interrogato. La ragazza però, dopo aver posto alcune domande strane al misterioso signor Wang sentirà il bisogno di vedere in faccia l’interrogato e scoprirà di non trovarsi faccia a faccia con un cinese qualsiasi…

Secondo me:

Oggi 9 marzo esce in una manciata di sale in tutta Italia questo film qua, l’ultimo lavoro dei Manetti Bros. Io ieri sera ho avuto la fortuna di assistere ad un’anteprima streaming del film con annessa chat finale con i registi, disponibilissimi e simpatici. Di loro ne ho già parlato in Piano 17 e Torino Boys, quindi stavolta mi limiterò a parlare del film.
Di film fantascientifici dalle nostre parti se ne fanno ben pochi soprattutto perché l’idea comune associa questo genere a grossi budget e super effetti speciali. Non sempre però le cose coincidono e di esempi di sci-fi con budget contenuti ne escono sempre più (Moon e Cargo, giusto per citarne due presenti su questo sito).
I Manetti hanno accumulato una buona esperienza nella gestione del budget dopo anni di film praticamente indipendenti e hanno deciso di cimentarsi in questa esperienza sci-fi cercando di valorizzare anche i talenti della CGI di casa nostra. Il risultato visivo non è niente male e, nonostante io sia un estimatore dei pupazzi di gomma e avrei preferito un bel pupazzo di Stivaletti, ho apprezzato comunque quello che si vede qui, sicuramente superiore alla CGI alla quale ci ha abituati la Asylum ad esempio.
Il film fu presentato a Venezia lo scorso anno nella sezione controcampo italiano (eliminata dal nuovo direttore artistico. Marco Müller perché ci hai abbandonato?) e successivamente ha girato innumerevoli festival ricevendo parecchi consensi e si è assicurato la distribuzione in diversi Paesi (sicuramente uscirà in UK, per il resto non ho trovato molte informazioni) e addirittura pare sia arrivato agli occhi di qualcuno ad Hollywood. Si parla di un possibile remake a stelle e strisce o di un progetto americano dei due registi romani. Per ora non si sà nulla di più, io spero solo che gli americani non ce li rovinino!
Il film, girato in digitale con una canon eos 7d, si svolge praticamente tutto in un seminterrato di quelli che sembrano essere dei servizi segreti dove si avviene l’interrogatorio nel quale dopo poco si vorrebbe prendere a sberle Ennio Fantastichini (segno della bontà della sua interpretazione) mentre la Cuttica fa molto bene la parte della ragazza impaurita dalla strana situazione. La ragazza tra l’altro si è dovuta imparare a memoria le battute in cinese. L’interrogatorio è lungo estenuante e ripetitivo con le stesse domande e risposte ripetute fino allo spasmo, ma
nonostante ciò la tensione resta alta anche per la lenta evoluzione della situazione. Ottime le scene dopo questa parte, soprattutto dal punto di vista visivo (come tutto il film, con i continui giochi di messa a fuoco) con una fotografia che in altri film sarebbe stata fastidiosa mentre qui è piacevole e ben fatta. Tra qualche troiata e qualche trovata geniale (l’892424!) si arriva ad un finale francamente prevedibile ma comunque apprezzabile.
Il film non è certo una commedia ma qualche momento divertente non manca, soprattutto grazie ad Amonike.

Dare un giudizio oggettivo del film mi rimane abbastanza difficile. Io l’ho apprezzato parecchio ma capisco che a tanti possa essere difficile da mandare giù un film comunque claustrofobico e ripetitivo nonostante la brevità. Comunque io lo consiglio ma voi guardatelo e fatemi sapere che ne pensate!
Intanto aspettiamo tutti assieme il prossimo film del duo romano: L’Ombra dell’Orco, (poi diventato Paura 3D) un horror con Peppe Servillo attualmente in post-produzione e in uscita verso settembre (forse).

Piccola curiosità curiosità: all’inizio del film Gaia sta traducendo il film Two Tigers di Sandro Cecca.

john_carter

Titolo Originale: Princess of Mars
Nazione: USA
Durata: 93 minuti
Regia: Mark Atkins
Anno: 2009
Cast: Traci Lords, Antonio Sabàto, Jr., Noelle Perris, Chacko Vadaketh, Matt Lasky

Trama:

John Carter è un soldato USA in missione in medio oriente. Qui viene ridotto in fin di vita e i medici dell’esercito, grazie ad una chiavetta usb da 16 gb, lo spediscono su un pianeta di Alpha Centauri chiamato Marte 2-16. Qui incontrerà dei guerrieri Tharks, degli alieni dei quali diventerà alleato. Assieme a loro incontrerà la principessa di Marte che deve di vigilare su un macchinario che purifica l’aria del pianeta rendendolo abitabile. I Tharks credono che la storia non sia vera e imprigionano la principessa, mentre altri cercheranno di fermarla.

Secondo me:

Ieri è uscito nelle sale italiane John Carter, megaproduzione disney basata su una serie di romanzi scritti da Edgar Rice Burrough, meglio conosciuto come quello che ha scritto Tarzan. Non è assolutamente mia intenzione far pubblicità al kolossal anche perchè in questi giorni altri tre film che vi consiglio di andare a vedere ovvero “A Simple Life“, uno splendido dramma coreano, “Colours from the Dark” di Ivan Zuccon, un horror del 2008 che ha avuto un grosso successo in america mentre è stato del tutto ignorato da noi (in uscita anche su OWN AIR) e il nuovo film dei Manetti Bros. il fantascientifico”L’Arrivo di Wang“.
Finito l’angolo pubblicitario iniziamo a parlare di questo film qua. Princess of Mars nacque in casa Asylum come mockbuster di quella cagata di Avatar anche se i due film c’entrano poco o nulla. Forse la storia dell’usb(!) può far pensare vagamente al controllo degli avatar ma per il resto bho!
Come la maggior parte dei film Asylum per goderne appieno lo si deve guardare con spirito goliardico, due birre pronte e tanta propensione al sorriso. Se lo vedete con questo spirito il film non è malaccio confermando il lento miglioramento delle produzioni Asylum degli ultimi anni, mentre se state cercando un film vero, pieno di azione coinvolgente e soprattutto un bel film lasciate perdere.
John Carter (qui un marine americano e non un ex soldato sudista, ma vabbè chissenefrega dell’attinenza al libro del quale ho letto giusto le prime venti pagine ieri sera) è interpretato “magistralmente” da Antonio Sabàto Jr. figlio di Antonio Sabàto che è stato un’attore italiano attivo nel periodo dei western e dei film di genere anni 60-70. I primi minuti su Marte sono divertenti, con le tipiche frasi spavalde americane del protagonista e i simpatici tentativi di comunicazione tra le due razze. Poi inizia il solito film Asylum: un cattivo che non si sà bene perchè stia facendo il cattivo, prevedibilità oltre ogni limite, storia inconsistente e l’amore con la ragazza di turno, in questo caso la principessa di Marte (poco ispirata a Leila) interpretata da una Traci Lord mai così in forma dai tempi di Private Fantasies V (chi non la conoscesse Traci era un’attrice porno poi passata ai B-movies. Ha anche recitato in Zack and Miri tra l’altro).
Ormai in film così non ha più senso elencare le troiate della sceneggiatura quindi per questa volta vi risparmio il solito elenco… Non preoccupatevi, non mancano!
Gli effetti speciali sono vagamente decenti in alcuni casi, ma perlopiù rasentano i bassi standard Asylum: memorabili soprattutto i megasalti di John Carter e del suo antagonista. Se vi state chiedendo il perché dei megasalti leggetevi il libro! Per il design dei Tharks e delle altre creature si poteva fare qualcosa in più. Comunque sia se siete fan della casa di produzione più spavalda del mondo apprezzerete questo film. Resta brutto, ma non brutto quanto Snake on a Train, Alien Abduction o il primo Transmorpher. Diciamo che è quasi ai livelli di Almighty Thor!

Uno dei tanti film inutili della Asylum, godibili solo se proprio il mondo non offre nulla di meglio!

Titolo Originale: Gurotesuku; グロテスク
Nazione: Giappone
Durata: 73 minuti
Regia: Kôji Shiraishi
Anno: 2009
Cast: Hiroaki Kawatsure, Tsugumi Nagasawa, Shigeo Osako

Trama:

Una specie di chirurgo pazzo rapisce una coppia di giovani ragazzi che hanno appena iniziato a frequentarsi con il solo scopo di torturarli per eccitarsi.
Dopo averli portati in uno scantinato e dopo avrli legati e imbavagliati inizierà a torturarli fisicamente e psicologicamente per capire fino a che punto possano essere profondi i loro sentimenti e soprattutto per nutrire il suo personale piacere sessuale ed emotivo. Li libererà solo se con la loro voglia di sopravvivere riusciranno a far provare al chirurgo un piacere immenso!

Secondo me:

E dopo quasi un mese eccomi nuovamente a parlare di un Torture Porn, stavolta proveniente dal Giappone. Se le violenze di quella cagata di “Pasto Umano” non vi sono bastate provate a guardarvi questo qua. Grotesque è davvero un film praticamente senza trama (ho faticato non poco a riempire lo spazio qui sopra!) dove c’è un pazzo che infligge violenze a due poveri malcapitati. Un po’ di psicologia spicciola e l’evoluzione sentimentale dei personaggi fanno solo da cornice ad una valanga di mutilazioni e anche a due belle masturbazioni!
Tecnicamente ha una discreta fotografia, scura e grezza che comunque si addice ad un prodotto del genere e delle riprese fatte in digitale perlopiù con camera a mano troppo spesso fastidiose. Anche gli effetti splatter spesso sono poco credibili. Ma a chi vuol vedere un filmaccio gore estremo passerà tranquillamente sopra a questi difetti.
Il film è quindi un giocattolone per sadici, null’altro! Dimenticatevi momenti di tensione, paura o terrore, qui non c’è nulla di tutto ciò. Si ride delle disgrazie altrui e basta, soprattutto nel finale degno di uno di quei film di Noboru Iguchi o dei Sushi Typhoon in generale. Googlate pure se non sapete di cosa sto parlando, vi si aprirà un mondo!
Come in ogni filmaccio porno-spaltter giapponese che si rispetti l’attrice principale è una Av Idol: Tsugumi Nagasawa, che ha all’attivo una decina di film non porno tra i quali anche il meraviglioso Tokyo Gore Police, dove però non aveva un ruolo di primissimo piano.
Altra cosa che magari potrebbe spingere qualcuno a guardare il film è il visto di censura inglese che lo ha bandito, come successo almeno inizialmente anche a The Human Centipede 2. Se gli inglesi ormai ci hanno abituato ad essere eccessivamente zelanti sulle violenze inutili nei film fa un po’ più strano sapere che anche in Giappone il film è stato tagliato di 4 minuti. Non certo per la violenza però: qui è stata censurata ogni scena nella quale sarebbe dovuto comparire il pene del ragazzo. I testicoli però li hanno lasciati!

Il film a me ha abbastanza divertito ma in fin dei conti è davvero una cagata neanche fatta benissimo! Però dura poco, quindi uno sguardo gli si può anche dare.

Titolo Originale: Live Feed
Nazione: Canada
Durata: 81 minuti
Regia: Ryan Nicholson
Anno: 2006
Cast: Mike Bennett, Greg Chan, Stephen Chang, Rob Scattergood, Kevan Ohtsji, Taayla Markell, Lee Tichon, Ashley Schappert, Caroline Chojnacki

Trama:

Durante una vacanza in Cina, cinque amici si imbattono in uno squallido club a luci rosse. Decido di entrarci nonostante un ragazzo appena incontrato cerca di dissuaderli e iniziano a drogarsi ad accoppiarsi tra loro e farsi di coca. Il divertimento però dura poco dato che presto il locale si rivelerà per quello che è: un luogo di tortura gestito da un boss della mafia locale!

Secondo me:

Avete presente Hostel? Vi è piaciuto? A me non moltissimo ma comunque non era del tutto da buttare, perlomeno il primo. Bè questo è uguale, ma infinitamente più brutto! Che poi il regista dica che lui aveva scritto ed iniziato a lavorare al film ben prima dell’uscita di Hostel poco importa, non è stato certo Eli Roth ad inventarsi i Torture Porn.
Fatto sta che il film è inguardabile, davvero una perdita di tempo. Se vi stanno sui coglioni i cinesi sappiate però che il film fa abbastanza al caso vostro nonostante il regista abbia dichiarato di aver deciso di eliminare dal montato finale un sacco di scene che potevano sembrare razziste… Quello che è rimasto però è comunque parecchio brutto e anche vagamente razzista e stereotipato.
Già dai titoli di testa si intuisce l’infima qualità del film, poi arriva l’inutile scena del cane ucciso al mercato e qui non ci sono più dubbi: stiamo per vedere una porcheria!
Poi procedendo con le scene ci si immerge con estrema facilità in un turbine di malaffare, droga e zoccole. Arrivati allo squallido localino dove si consumeranno le violenze finalmente si vedono un po’ di scopate e un tizio enorme vestito con uno di quei costumini sadomaso inizierà ad ammazzare qualcuno dei ragazzi che verranno poi in parte anche cucinati e data in pasto al boss, che si gusterà le morti attraverso delle telecamere.
I maniaci dello splatter e del gore insensato a tutti i costi però ci sono e qui questi effetti sono resi molto bene. Nicholson è infatti un make-up artist, e dovrebbe limitarsi a quello visto che tutto il resto è orribile. Le riprese sono fatte in digitale (scelta dovuta al budget), ma in una maniera pessima e con una fotografia imbarazzante! Lo script è un colabrodo, grazie soprattutto ad un paio di intrecci inutili lasciati a loro stessi, dei dialoghi insulsi e a scene troppo lunghe con l’inquadratura che si sofferma su scene inutili (giustifico solo le tette della ballerina all’inizio). Nell’elenco delle brutture va citato il misterioso finale con i personaggi che cambiano posizione e si ritrovano con più pistole in mano.
Già arrivare alle prime morti è una sofferenza, ma quando speri che il film decolli ti rendi conto che ormai è troppo tardi. Nulla funziona! Potrei parlarvi dei combattimenti contri i cuochi che cucinano i cazzi in cucina o dell’immortale uomo gigante ma ho già perso troppo tempo su questa roba…
Ah dimenticavo, pure le musiche sono indecenti!

Davvero una delle cose peggiori che un fan dell’horror possa trovare in giro.
(scusate per la qualità del trailer ma non ho trovato nulla di meglio)

Titolo Originale: Zombie Honeymoon
Nazione: USA
Durata: 81 minuti
Regia: David Gebroe
Anno: 2004
Cast: Tracy Coogan, Graham Sibley, Tonya Cornelisse, David M. Wallace, Maria Iadonisi, John Sobestanovich, Steve Szymanski

Trama:

Denise e Danny sono due novelli sposini con un sogno: andare a vivere in Portogallo. Subito dopo il matrimonio la coppia va a trascorrere la luna di mierle in una tranquilla località balneare del New Jersey dove Danny possa fare surf. Mentre i due sono sulla spiaggia però una strana e putrida figura emerge dall’acqua ed aggredisce il ragazzo, che viene portato in ospedale e dichiarato morto, salvo poi svegliarsi di lì a breve. Da allora però non sarà più lo stesso…

Secondo me:

Era da parecchio tempo che non riguardavo un film di zombie e così ieri ho deciso di farlo. Nella lista dei “film da vedere” ne ho un bel pò: commedie, splatter giapponesi, i trashoni zombeschi d’annata e film di ogni angolo del mondo. Per una volta però ho voluto ascoltare il mio lato terero e mi sono guardato questo film qua. Credo non lo ascolterò più!
Zombie Honeymoon è un film indipendente low-budget americano che riscosse un discreto successo e riuscì ad assicurarsi una distribuzione in parecchi Paesi del mondo (Italia compresa) grazie ad una trama sicuramente intrigante e abbastanza originale. Scopo del film è cercare di capire fino a che punto può spingersi l’amore quando tuo marito si stà lentamente trasformando in uno zombie!
Questo è ciò che accade: dopo una prima parte incredibilmente mielosa e romantica, Danny viene aggredito da uno zombie che gli vomiterà del sangue in bocca contagiandolo (trovata abbastanza discutibile ma comunque coerente col film: ci devono essere pochi zombie, e se l’infezione fosse trasmessa con il morso ce ne sarebbero sicuramente di più). La trasformazione del ragazzo lo porterà a mangiare segretamente carne umana. Ma il suo segreto non dura a lungo e Denise dovrà decidere se restare con l’uomo/zombie della sua vita o fuggire da lui.
Peccato che in questo film l’incoerenza la fa da padrone e la sceneggiatura è un colabrodo. Ci si dimentica ad esempio dello zombie sulla spiaggia, probabbilmente morto dopo aver vomitato, ma che fine ha fatto il cadavere? la cosa non fa per nulla scalpore in città? Anche la prima vittima di Danny sparirà misteriosamente (in realtà la sua testa ricomparirà, ma non si capisce cosa ci faccia lì, come e quando c’è arrivata e che fine abbiano fatto le ossa…)
Il poliziotto che indaga sul caso è proprio un’idota tra l’altro… Poi ci sono scenette inutili messe lì a caso, come quella inguardabile della videoteca (con il commesso che indossa la maglia di Zombie 2 di Fulci)utile solo a pubblicizzare il primo film del regista “The Homeboy“.
I comportamenti di Denise sono discutibili, ma in parte giustificabili dall’amore e dall’entusiasmo dei due giovani sposini. Qualche scenetta memorabile c’è però: quando ad esempio la ragazza va a fare la spesa per la cena a lume di candela felicissima ed emozionata per una serie di novità, e poco dopo ci sarà una scena simile di lei ancora in macchina, ma questa volta sà già tutto del marito. Oppure di lei che chiusa in camera guarda un programma di cucina in tv pur di non sentire i mugugni del marito “a cena”.
Make-up ed effetti gore sono abbastanza bruttini: raramente capita di vedere del sangue così finto e arti che nemmeno come manichini sarebbero credibili. Lo zombie pululento e bluastro però non è affatto male.
Per la recitazione l’unica a salvarsi almeno parzialmente è Tracy Coogan, per gli altri li boccio tutti! (c’è da dire però che l’ho visto doppiato in italiano)

Un film bizzarro e originale, girato però in maniera sommaria e che alla fine risulta noioso e ripetitivo nonostante la brevità.

JawsTitoli Internazionali: The Last Shark, Jaws Returns, The Last Jaws, Great White
Nazione: Italia
Durata: 88 minuti
Regia: Enzo G. Castellari
Anno: 1980
Cast: James Franciscus, Vic Morrow, Micaela Pignatelli, Giancarlo Prete, Stefania Girolami, Romano Puppo, Massimo Vanni

Trama:

Nella cittadina costiera di South Bay il politico William Wells organizza una gara di Windsurf con la quale spera di guadagnare voti in vista delle elezioni. Alcune sparizioni però fanno pensare che uno squalo si aggiri nelle acque della zona. Lo scrittore Peter Benton tenta di impedire lo svolgersi della regata ma la gara Wells è convinto di poter garantire l’incolumità dei partecipanti e così, assieme al pescatore Ron Hamer, organizza severe misure di sicurezza. Ma lo squalo è più grosso del previsto…

Secondo me:

Un po’ in ritardo oggi ho deciso di farvi gli auguri per il nuovo anno con uno dei miei film preferiti in assoluto, quello che apparentemente senza motivo mi ha fatto innamorare dei film di squali low-budget. Perché questo film mi piace così tanto? Non ne ho la minima idea!
Seconda esperienza con gli squali per Castellari dopo “Il Cacciatore di Squali” con Franco Nero (che non ho visto) stavolta fortemente ispirato a “Lo Squalo” di Spielberg. Le similitudini tra i due film sono parecchie tanto che in USA venne fatto ritirare dai cinema americani dalla Universal quando ormai il film aveva già incassato la bellezza di 18 milioni di dollari in un mese di programmazione. Questo però non frenò la corsa al successo del film che in alcuni paesi sud-americani e asiatici riuscì anche a superare gli incassi del fratello maggiore (anche perché venne anche spacciato per Jaws 3 in qualche angolo del mondo).
Insomma un’esempio di cinema italiano fatto con due lire capace di prendere a calci in culo Hollywood e i loro milioni di dollari.
Il successo del film non è solo dovuto alla pubblicità riflessa de “Lo Squalo” e al marketing (in alcune sale era esposta una tavola da windsurf mangiucchiata), ma anche alla regia e alle scelte stilistiche del miglior Castellari! Se alcune (parecchie) scene hanno poco senso, come quando lo squalo che fa cadere massi per intrappolare dei sub in una grotta, ma la forza del film è nelle scene d’azione aiutate da tamarraggine, musica e abili riprese. Una scena in particolare devo citarla per forza: ci sono dei bagnati in spiaggia ripresi prima da una fessura di un barbecue, poi dall’interno di una macchina. Qualcuno di loro va a fare il bagno (immagini al rallenty) mentre lo squalo sfonda delle reti di sicurezza, e poi… Quel che succede poi è stupendo! Sono troppo tentato dal dirlo ma resisto, guardate e fatemi sapere!
Di scenette stilisticamente affascinanti come quella sopra ce ne sono altre, quindi se la storia non è proprio intrigante e lo squalo ha comportamenti “criticabili” suvvia, ci si passa sopra!
Non manca la critica sociale (in questo caso si critica l’eccessiva spettacolarizzazione della spietata TV) e nemmeno le scenette splatter con arti divorati, ma tra le novità più importanti tramandate in tutti i film di questo genere successivi c’è il ruggito dello Squalo! Castellari è il primo a far ruggire gli squali!!! Grazie Enzo!
A proposito dello squalo… Bè è fintissimo e quando emerge dall’acqua è immobile, quasi fosse uno scoglio. Ma come detto prima chissenefrega!

Nel complesso il film è più che valido, non certo un capolavoro ma sicuramente resta una pietra miliare nei film di squali low-budget! Sappiate comunque che Castellari non ha ancora perso il tocco, presto parlerò del suo ritorno del 2010 con Caribbean Basterds.
Se comunque volete vedere questo film sappiate che il 10 gennaio 2012 è uscito in Blu-ray!

Noi_AlbinoiTitolo Originale: Nói Albínói
Nazione: Islanda, Germania, Regno Unito, Danimarca
Durata: 89 minuti
Regia: Dagur Kàri
Anno: 2003
Cast: Tómas Lemarquis, Þorsteinn Gunnarsson, Kjartan Bjargmundsson, Anna Friðriksdóttir, Pétur Einarsson, Greipur Gíslason, Páll Loftsson

Trama:

Nói è un diciassettenne che vive in uno sperduto paesino islandese assieme alla nonna e ogni tanto ha a che fare con suo padre, un tassista alcolizzato che non vive più con loro. Va male a scuola e non ha molti amici. Passa le monotone giornate in compagnia di un bibliotecaraio o rinchiuso in un rifugio scavato sotto casa sua. Un giorno però una ragazza inizierà a lavorare nel bar dove Nói compra solitamente la birra e presto i due inizieranno a frequentarsi sognando di fuggire assieme.

Secondo me:

Ultimamente ho deciso di guardarmi qualche film islandese e devo dire che ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Tra quelli che ho visto quello che mi ha colpito di più è stato questo qui.
Quando uscì raccolse enormi consensi in giro nei vari festival vincendo parecchi premi, e riuscì ad assicurarsi una distribuzione praticamente in tutto il mondo, Italia compresa dove uscì in appena 20 sale e poi in DVD (quindi prima di vedere una copia in islandese con sottotitoli in inglese come ho fatto io documentatevi!). Successo meritatissimo!
Mi resta comunque parecchio difficile parlare del film che ha una storia fondamentalmente semplice ma gestita in modo davvero magistrale nonostante il regista sia praticamente un’esordiente. Gran parte del merito è comunque dell’ambientazione: tutta uguale, perennemente fredda, bianco ovunque, tutto monotono come la vita del ragazzo che come esempio di persone adulte rimaste sull’isola ha praticamente solo il padre, un fallito alcolizzato. Quindi andarsene è l’unica soluzione. Che Nói sia Albino o meno ci importa poco, quel che traspare è il disagio del ragazzo, e tutte le seghe mentali che ne seguirebbero. Le seghe mentali e le riflessioni però le lascio a chi avrà voglia di vedere il film assicurandovi comunque che sia che vi piaccia o meno lo ricorderete a lungo…
I ritmi comunque sono abbastanza bassi ma pervade una sottile e adattissima vena ironica che trova il suo apice in determinate scenette (la preparazione del piatto tipico islandese, forse lo Slátur?) per poi avere una svolta estremamente drammatica in un meraviglioso finale.

Film sicuramente atipico, che potrebbe essere trovato noioso, ma per me è un gioiellino! Da vedere se vivete in un paesino inutile (come il mio) per farvi capire che poteva anche andare peggio… Un paio di note a margine: la bellissima colonna sonora è curata dagli Slowblow, la band del regista; inoltre in giro per la rete si legge che il film venne candidato agli oscar come miglio film internazionale. In realtà fu inserito in una shortlist di titoli ma non entrò nei 5 finalisti. Infine grazie a Matteo per avermelo consigliato!

 

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

Film per pochi is powered by WordPress · design di Gianluca Camaioni