Titolo Originale: Rammbock
Nazione: Germania, Austria
Durata: 62 minuti
Regia: Marvin Kren
Anno: 2010
Cast: Sebastian Achilles, Ingrid Beerbaum, Carsten Behrendt, Melanie Berke, Sabrina Caramanna, Emily Cox, Michael Fuith

Trama:

Michael si reca a Berlino per riconsegnare delle chiavi alla sua ex-ragazza Gabi con la quale spera di recuperare un rapporto ormai finito da tempo. La ragazza non è in casa ma, ma nel palazzo Michal incontrerà un idraulico che in breve tempo darà segni di squilibrio costringendo Michael e il giovane aiutante dell’idraulico a barricarsi nell’appartamento di Gabi. Guardando dalla finestra i due si accorgeranno che la situazione è precipitata in tutta la città e dovranno cercare il modo di sopravvivere, senza rinunciare alla ricerca di Gabi.

Secondo me:

Era da parecchio che non vedevo più un bel film di zombie, così guardando tra i film da vedere nella sezione dedicata ai morti viventi mi sono imbattuto in questo qua. Conosciuto anche con il nome di Siege of the Dead, viene spacciato come il primo film di Zombie tedesco, ma essendo quella la patria di Uwe Boll la cosa mi è sembrata subito abbastanza strana (va ricordata ad esempio l’esistenza dell’orribile House of the Dead, in parte di produzione tedesca mentre totalmente crucca è la disprezzabile commedia zombesca Maial Zombie…). Nessun dubbio invece sul fatto che questo sia il film d’esordio per il regista, prima autore solo di corti, che in soli 62 minuti riesce a mettere su un gran bel mediometraggio!
I film di zombie solitamente si dividono in due categorie: quelli nei quali la storia è solo un pretesto per far vedere gli zombie, o quelli in cui i morti viventi sono quasi accessori e servono a delineare l’ambientazione. Questo rientra più nella seconda categoria, il tema principale è la triste storia d’amore a senso unico di Michael, con gli zombie (o meglio i velocissimi e dinamici infetti) che però si fanno sentire eccome.
Belle soprattutto le fasi iniziali dell’isolamento dove TV e radio parlano del virus (rivela anche il funzionamento) e ci sono le interazioni tramite le finestre dei vari sopravvissuti. Poi tra invenzioni alla McGyver e piani improvvisati e accordi per la sopravvivenza ci si avventura verso la libertà senza nessun momento morto o di noia. Bei dialoghi, una buona dose di ironia, personaggi ottimi con una buona caratterizzazione e un po’ di triste romanticismo. Peccato per qualche cavolata qua e là, ma niente di che.

Bell’esempio di low budget horror claustrofobico, tra l’altro prodotto dalla TV di stato tedesca. Quando la RAI darà due soldi a Luca Boni e Marco Ristori per un nuovo Eaters?

Titolo Originale: Fear X
Nazione: Danimarca, Gran Bretagna, Brasile, Canada
Durata: 88 minuti
Regia: Nicholas Winding Refn
Anno: 2003
Cast: John Turturro, Deborah Kara Unger, Stephen McIntyre, William Allen Young, Gene Davis, Nadia Litz, Mark Houghton, James Remar

Trama:

Harry Cain è il vigilante di un centro commerciale del Wisconsin. La moglie è stata uccisa in una sparatoria nel parcheggio del centro commerciale e da allora Harry cerca di scoprire chi è l’assassino analizzando scrupolosamente i filmati delle telecamere di sicurezza che gli vengono fornite dall’amico Phil. In un video è registrato proprio l’assassinio della moglie e da qui Harry partirà per scoprire chi ha ucciso la moglie e sopratutto perchè…

Secondo me:

Doveva succedere, era inevitabile. Nicolas Wending Refn doveva deludermi. Dopo aver visto gli ottimi Bronson, Valhalla Rising e la particolare ma pur bella saga di Pusher (mi spiace di non averne parlato, recuperatela comunque!) non vedevo l’ora di vedere qualcos’altro di questo regista. Settimana scorsa è uscito al cinema Drive, ma non sono ancora riuscito ad andare a vederlo, mi sono così consolato con questo film. Peccato che sia abbastanza brutto…
In pratica è una specie di thriller psicologico con un po’ di visioni e qualche scena onirica che sembra voler essere ambizioso e invece si rivela decisamente noioso e confuso.
Il protagonista, un John Turturro depresso e vuoto (buona prova dell’attore) cerca in tutti i modi di scoprire chi ha ucciso la moglie ed un poliziotto in un’assassinio che puzza un po’ di esecuzione analizzando nastri e foto, e dove trova le prove dell’omicidio? Nella casa davanti alla sua. La cosa ha ben poco senso ma per spiegare bene il perché dovrei rivelare un po’ troppo, quindi credetemi sulla parola (o guardate il film e smentitemi!)
La particolarità del film è che durante la vicenda ci vengono mostrati alcune “visioni” del protagonista che inizialmente servono a descrivere lo stato emotivo di Harry, ma presto inizieranno a essere invasive e a stancare…
Quando le indagini inizieranno a rivelare qualcosa la scena si sposterà in una piccola cittadina del Montana dove il film perde un pò più corpo tra poliziotti corrotti e sensi di colpa, fino a raggiungere un’enigmatico finale con un’ultima “visione” che ricorda vagamente il finale di 2001 Odissea nello Spazio
Alcuni passaggi del film mi sono rimasti oscuri, ma sinceramente non ho nemmeno voglia di riguardami il film per approfondire. Da evidenziare però alcune scene e sequenze di grande impatto stilistico, soprattutto nelle fasi iniziali del film.

Un film forse arrivato troppo presto nella filmografia di Refn (è il terzo film del regista danese dopo il primo Pusher e Bleeder). Brutto, noioso e presuntuoso.

Thor asylumTitolo Originale: Almighty Thor
Nazione: USA
Durata: 92 minuti
Regia: Christopher Olen Ray
Anno: 2011
Cast: Cody Deal, Patricia Velasquez, Kevin Nash, Richard Grieco, Gerald Webb, Nicole Fox, Chris Ivan Cevic, Kristen Kerr

Trama:

Loki vuole impadronirsi del Martello di Odino che gli donerebbe un’enorme potere e attacca il Valhalla uccidendo lo stesso Odino e uno dei suoi figli, il forte Baldar.
A proteggere il martello per difendere il destino di tutto il creato ci sarà il giovane Dio Thor, ragazzo molto coraggioso ma altrettano impulsivo e impreparato, non pronto a sopportare un peso simile. Verrà affiancato da Járnsaxa, servitrice di Odino che guiderà Thor nella sua battaglia conto Loki sia nel Valhalla che sulla Terra.

Secondo me:

Quanto mi piace parlare della Asylum, soprattutto nei rari casi in cui tira fuori film decenti! Ormai chi legge con una certa regolarità questo blog conoscerà questa casa di produzione specializzata in film direct-to-video o per la tv a basso costo spesso “ispirati” a blockbuster hollywoodiani. Per chi si fosse perso le puntate precedenti eccovi i collegamenti a Transmorpher, Transmorpher 2, Snake on a Train, 2012 Doomsday, Alien Abduction e Mega Shark vs. Giant Octopus.
Come detto sopra questo film mi ha ancora una volta piacevolmente sorpreso. Il regista di questo film è Chris Ray, ormai diventato uno dei registi di punta dell’Asylum. Chris è il degno figlio di Fred Olen Ray (devo parlare di lui assolutamente!) e riesce a mettere su un qualcosa di accetabile! Buon ritmo che riesce ad intrattenere per tutta la durata del film nonostante con la solita storia banale e confusa Asylum e con dei fastidiosi rallenty, adeguatamente sfruttati dal regista per coprire la carenze coreografiche dei combattimenti!
Protagonista assoluto del film è Cody Deal, giovene attore praticamente esordiente (prima aveva fatto il centurione del Cesar Palace in qualche film, visto che lavorava lì!) che ci regala, forse senza nemmeno essesene reso conto un personaggio dal notevole spessore. In pratica il suo Thor è un’autentico cazzone. Coraggioso si, ma un cazzone! La povera Járnsaxa, fedele serva di Odino (Kevin Nash!) dovrà sudare parecchio per cercare di far desistere Thor dalla sua voglia di essere massacrato da Loki. Thor dal canto suo farà di tutto per fronteggiare il malvagio Dio fuggendo da Járnsaxa e prendendola anche per il culo qualche volta…
Io ho adorato l’ingenuità del personaggio, ma potrei avere qualche problema io. Potrei parlarvi per mesi di Cody Deal, l’unico attore che mi ha chiesto l’amicizia su facebook senza che io facessi praticamente nulla! Vai Cody, vinci il tuo Oscar anche per me!
Dal punto di vista grafico la Asylum ci regala una computer grafica di qualità decisamente altalenate. Qualche effetto infatti non è affatto male (qualche fulmine, le bestiacce di Loki, i palazzi nel finale, i portali) altri invece sono inguardabili (l’attacco alla fortezza nei primi minuti, “l’epica” costruzione del martello…). La “stella” del film, il wrestler Kevin Nash, ha purtroppo poco spazio in quanto interpreta Odino che muore nei minuti iniziali. Ciò però non gli impedisce di dare un paio di pugni buoni.

Tra le scene memorabili va sicuramente citato il momento in cui Thor trova il padre e il fratello morti e quella che potete vedere nel trailer nella quale sempre corre sparando con un mitra!

Io a guardarlo mi sono divertito, ma sono conscio che non sia esattamente un capolavoro. Da guardare assolutamente senza spirito critico e ricordandosi che si parla di un film Asylum, quindi cervello spento e sorriso pronto!

 

Ice CrawlersTitolo Originale: Deep Freeze
Nazione: USA, Germania
Durata: 80 minuti
Regia: John Carl Buechler
Anno: 2002
Cast: Allen Lee Haff, Goetz Otto, Alexandra Kamp-Groeneveld, Karen Nieci, Howard Halcomb, Rebekah Ryan, David Millbern, David Lenneman, Robert Axelrod, Norman Cole, Billy Maddox

Trama:

La Geotech è una multinazionale petrolifera che sta conducendo trivellazioni per la ricerca del greggio in una base situata in Antartico. La base però rischia di essere chiusa dalle Nazioni Unite a causa dei presunti danni ambientali che starebbe arrecando e così la Geotech recluta un gruppo di giovani ricercatori viene inviato nella base per valutare il lavoro. Ben presto però inizieranno a scomparire delle persone a causa di qualcosa di spaventoso che si aggira per la base di ricerca…

Secondo me:

Ma quanto sono belli i film con improbabili mostri che si aggirano in posti dai quali non si può uscire seminando il panico? La risposta a questa domanda retorica è: fanno cacare! Infatti fatta eccezione per qualche caso isolato (La Cosa, per dirne uno) sono tutti inguardabili. Non fà eccezione questo qui, che in America si chiama Ice Crawlers, dove c’è un’orribile Trilobite gigante (googlate pure se non sapete cosa sia) apparentemente innocuo che semina il panico del quale ci si accorge giusto nella mezz’oretta finale. Ad accompagnarci per tutto il film ci saranno dei personaggi standard per questo tipo di film: la coppia, quelli che sono lì solo per morire (gli operai in questo caso), la scienziata discretamente figa, il nerd e quello che impazzisce senza un motivo logico. Nella storia poi ci sono svariati punti sui quali mi sentirei di dire qualcosa, ad esempio vorrei capire per quale motivo dovrebbero esserci delle armi in una stazione di ricerca del petrolio in antartide, per non parlare del malefico piano della Geotech
E poi economia spicciola, buonismo ecologista, comportamenti idioti, eventi che non si reggono in piedi… Il film lo salverei solo per la presenza di un tipo che assomiglia tantissimo a David Hasselhoff (Goetz Otto, che però recita anche peggio!).
Dimenticavo di parlare dei dimenticabilissimi effetti speciali, con dei trilobiti che sembrano provenire dagli anni ’70 e senza un minimo di stile. E per fortuna che il regista è un’esperto di effetti grafici (ha lavorato tra l’altro a qualche ad un Nightmere, un Halloween, un Venerdì 13, TerrorVision, Carnosaur e Hatchet)! Va anche detto che il budget del film è proprio infimo…

Un film del tutto inutile. Risulta davvero faticoso arrivare fino all’orribile finale.
Purtroppo non ho trovato nessun video del film. Se ne trovate qualcuno segnalatemelo e aggiornerò il post.

*******[Update]*******
Ringrazio tantissimo Paolo per avermi segnalato questo spezzone del film in Ungherese. Per chi non capisse la lingua magiara in questa scena la tipa prima informa l’altro di aver trovato strane tracce biologiche sulle ferite di un morto e poi parla di quanto siano cattive le compagnie petrolifere. Il ragazzo (figlio del gestore di una piattaforma petrolifera) replica dicendo che più petrolio viene prodotto nel mondo e meno costerebbero cose come benzina e viaggi aerei. Insomma ambientalismo spicciolo e lezioncina di capitalismo spicciolo in una singola scena.

Swiss_sci-fiTitolo Originale: Cargo
Nazione: Svizzera
Durata: 112 minuti
Regia: Ivan Engler, Ralph Etter
Anno: 2009
Cast: Anna-Katharina Schwabroh, Martin Rapold, Regula Grauwiller, Yangzom Brauen, Pierre Semmler, Gilles Tschudi, Maria Boettner

Trama:
Nel 2267 la Terra è ormai divenuta inabitabile e gli esseri umani vivono su una enorme stazione spaziale orbitante. Il sogno di ogni individuo è di accumulare abbastanza denaro per andare su Rhea, pianeta abitabile e molto simile alla terra. Laura Portman è una dottoressa che, nonostante il pericolo di attacchi terroristici, si imbarca su un mercantile per pagarsi il viaggio su Rhea dove vuole riabbracciare l’amata sorella. Sul mercantile però le cose non andranno affatto lisce…

Secondo me:

Di film di fantascienza puri ad Hollywood ormai non se ne vedono (almeno di decenti) da un bel po’, e così deve pensarci l’Europa a riempire il vuoto. Nello stesso glorioso anno di Moon ecco quindi arrivare dalla Svizzera un nuovo bell’esempio di sci-fi dal budget non certo stellare. Sono circa 4 i milioni di euro spesi per il film (secondo l’imdb) ed a giudicare dalla resa grafica della pellicola sono stati spesi proprio bene.
Non si abusa di CGI e dove viene usata i risultati sono eccelsi (se si esclude qualche palazzo un po’ schiacciato sulla stazione orbitante, ma qua sto facendo proprio il pignolo!!). I modelli delle astronavi e delle varie strutture risultano molto gradevoli pur non brillando per originalità, così come gli interni già visti in decine di altri film ma che hanno sempre il loro fascino. Belle anche le storie riguardanti i tempi di viaggio, la criostasi, la produzione di alcol sul cargo…
Dal punto di vista estetico e stilistico quindi il film viene promosso a pieni voti, ma sul resto invece riesce a strappare a malapena la sufficienza. Il film funziona un po’ a momenti alterni, i ritmi sono bassi e le scene con un po’ di azione sono convincenti solo a tratti. Del cast l’unica ad avere un minimo di personalità è la protagonista e anche la storia non brilla per originalità. Inoltre qualche boiata qua e là salta fuori…

In fin dei conti un prodotto discreto anche se vagamente noioso ma che quasi sicuramente farà felici gli appassionati del genere.

Titolo Internazionale: The House on The Edge of the Park
Nazione: Italia
Durata: 94 minuti (versione integrale; 79 minuti tagliato)
Regia: Ruggero Deodato
Anno: 1980
Cast: David Hess, Annie Belle, Christian Borromeo, Giovanni Lombardo Radice, Brigitte Petronio, Gabriele di Giulio, Lorraine De Selle

Trama:

Alex, uno stupratore maniaco, e Ricky, ragazzo vagamente ritardato, decidono di andare a ballare ma appena prima che i due escano dall’officina nella quale lavorano e dove vive Ricky arriveranno due ragazzi, Tom e Lisa, con un problema alla macchina che invitano Alex e Ricky ad una festa a casa loro. La festa si rivelerà abbastanza noiosa ed umiliante soprattutto per Ricky e così Alex deciderà di movimentare un po’ la situazione…

Secondo me:

Tra le decine di protagonisti del cinema italiano anni ’70-80 che mancano su questo blog l’assenza di Ruggero Deodato era una di quelle più pesanti. Nella sua carriera non ha diretto moltissimi film ma ha sicuramente lasciato una traccia indelebile nel mondo del cinema, sopratutto grazie ai suoi film cannibalistici. Il più famoso è senza dubbio Cannibal Holocaust, grazie al quale il regista sì farà anche 4 mesi di carcere con la condizionale, e spesso categorizzato come Snuff movie a causa di alcune scene particolarmente crude e realistiche e per qualche animale ucciso. Comunque sicuramente ne riparlerò!
Quello di cui parlo oggi invece è un film d’exploitation sadico e bello violento. Il film esce 8 anni dopo “L’ultima casa a sinistra” di Wes Craven con il quale condivide parte della storia e anche il protagonista David Hess. Io però quel film non l’ho visto e quindi mi limiterò a commentare il film di Deodato.
Dopo un bello stupro iniziale nudo e crudo (ottime qui le musiche di Riz Ortolani) e qualche scenetta introduttiva, praticamente tutto si svolge in una stanza e grazie anche alla bravura dei due attori principali (David Hess e Giovanni Lombardo Radice) riesce a trascinare lo spettatore in questa situazione claustrofobica che i poveri malcapitati borghesi dovranno subire. Minaccie, sesso, nudità, botte, torture. Nulla ci viene risparmiato ma senza mai esagerare… La componente socio-politica è forte con i malviventi che alla fine risultano più simpatici dei borghesi. Questi infatti sembrano dei viziatelli annoiati che decidono di portare a casa due individui di una classe sociale inferiore per fare qualcosa di diverso…
Se l’atmosfera e la realizzazione tecnico-artistica del film risulta praticamente perfetta, qualche problemino si nota in alcuni comportamenti parecchio discutibili dei protagonisti, soprattutto dei borghesi, ed in un finale macchinoso.
Il film riscosse un’ottimo successo in UK, dove uscì in versione ultracensurata e successivamente in versione integrale per il mercato home, così adesso sembra che alcuni produttori inglesi (nello specifico quelli della North Bank Entertainment) vogliano finanziarne un sequel! In realtà se ne sà ancora poco, sono usciti ad aprile due (bellissimi) teaser poster e l’ultima intervista nella quale Deodato parla del film risale a giugno, dove assicura il ritorno di Giovanni Lombardo Radice e parla vagamente dello script. Spero proprio di saperne qualcosa al più presto, sarebbe un grande ritorno!
[AGGIORNAMENTO: Il progetto è stato purtroppo cancellato dopo la scomparsa di David Hess]

Un film divertente e tecnicamente ottimo. Si perde un pò nel quarto d’ora finale ma merita sicuramente la visione.

Titolo Originale: Open Water 2: Adrift
Nazione: USA
Durata: 94 minuti
Regia: Hans Horn
Anno: 2006
Cast: Susan May Pratt, Richard Speight Jr., Niklaus Lange, Ali Hillis, Cameron Richardson, Eric Dane, Christine Spasojevic

Trama:

Un gruppo di amici viene invitato da Zach a festeggiare il suo compleanno su uno yachts. Tra di loro ci sono Amy e James, marito e moglie, e la loro piccola figlia Sara. Amy ha da sempre paura dell’acqua e per questo indossa un giubbino di salvataggio. I ragazzi decidono di fare un bagno e Amy resta sulla barca assieme alla figlia e Zach. Quest’ultimo però deciderà di buttarsi in acqua trascinando con sè la ragazza. Tutti sono in acqua ma c’è un problemino: non c’è modo di risalire sulla barca…

Secondo me:

In estate mediaset regala sempre degli stupendi ed inutili film. Oggi è toccato a questo qui.
Nel 2003 venne girato il primo Open Water che con un budget risicatissimo (imdb dice 500,000 mila $) riuscì ad incassare oltre 50 milioni di dollari nel mondo. Io non l’ho visto ma sembra che sia anche un film gradevole e così i tedeschi hanno deciso di farne una specie di sequel. I due film non sono assolutamente collegati quindi se proprio vi và potreste anche guardare questo senza sapere nulla dell’originale, anche se significherebbe buttare un’oretta e mezza di vita.
Come il primo Open Water anche questo si ispira ad un fatto di cronaca con gente che rimane bloccata in mare. Certo però che ci rimangono davvero per un motivo idiota! In pratica si buttano tutti in acqua dimenticandosi di aprire le scalette per la risalita…
Dopo un brutto filmato introduttivo c’è la classica sequenza di presentazione dei personaggi e dell’ambientazione. I primi 15 minuti circa scorrono lisci e promettono anche bene per un film senza grosse pretese come questo grazie a qualche frase scherzosa, la birra, la torta con le tette…
Da quando invece l’azione si sposta in acqua ci si inizia ad annoiare. Già la scena in cui la povera Amy è lanciata in acqua è brutta con rallenty, suoni alterati e effetti confusione quantomeno fastidiosi. Poi iniziano i goffi tentativi per cercare di risalire in barca (ne dico solo uno: creano una corda con i costumi e ci fanno salire un belloccio palestrato invece di una leggiadra fanciulla. Risultato la corda si spezza) conditi dalle urla e i lamenti dell’oca di turno. Ci si aspetta di essere coinvolti dalla situazione, di immedesimarsi nei poveri protagonisti come ad esempio mi è successo guardando Frozen, invece purtroppo ciò non succede. Qualche personaggio inizia a morire e ferirsi (in maniera goffa anche questi) ma la musica non cambia. Alla prima goccia di sangue credevo potessero arrivare degli squali ma invece niente, neanche un’acciuga.
Il finale poi è abbastanza un mistero e sembra quasi un misto di due possibili finali montati assieme…

Credo che se non ci fossero state le pubblicità di mezzo mi sarei addormentato guardando questo film. Decisamente sconsigliato!

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