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Titolo Originale: Chloe & Theo
Nazione: USA
Durata: 82 minuti
Regia: Ezna Sands
Anno: 2015
Cast: Dakota Johnson, Theo Ikummaq, Mira Sorvino, André De Shields, Ashley Springer, Larry King, Eric Oram

Trama:

Theo è un Inuit che vive tra i ghiacci artici minacciati dal riscaldamento globale del pianeta. Viene scelto dagli anziani della sua comunità per parlare agli “Anziani del Sud” di una profezia riguardante il sole. Per compiere questa missione Theo verrà mandato a New York dove però dovrà vedersela con un mondo totalmente diverso da quello a cui è abituato. Fortunatamente incontrerà Chloe, una senzatetto fan di Bruce Lee che lo aiuterà nella sua missione.

Secondo me:

In questi giorni i grandi del mondo si trovano a Parigi per il COP21 con lo scopo di trovare un accordo per limitare le emissioni inquinanti e frenare il riscaldamento globale. E quindi mi sono detto: perché non proporre al mio pubblico un film su questo tema? Chloe & Theo è proprio questo ma si rivela essere un film inutile e retorico che potrebbe farvi venire voglia di bruciare copertoni e mettere il riscaldamento di casa vostra al massimo per girare in costume in pieno inverno.
A dirla tutta non avevo programmato nulla per il COP21 e, dopo mesi di totale inattività sul sito, era anche ora di parlare di qualcosa. Ho trovato questo film solo perché nutro uno strano feticismo per tutte queste comunità isolate che vivono rispettando e seguendo tradizioni tutte loro, un po’ come la Corea del Nord (l’ho buttata lì solo per linkare Pulgasari) e quindi, in una serata dedicata alla ricerca di informazioni sugli eschimesi, ecco saltare fuori questo film.
Sono un po’ arrugginito con la scrittura e quindi farò un articolo più semplice del solito descrivendo più o meno quello che avviene nel film risparmiandovi magari le parti un po’ più noiose. Pertanto quello di oggi sarà un articolo totalmente SPOILEROSO. A me comunque questo film non è piaciuto assolutamente pertanto ne sconsiglio la visione. NON andate oltre se volete comunque dare un’occhiata al film. Io vi ho avvistato.

INIZIO SPOILER

Il film si apre con le splendide immagini di Theo tra i ghiacci ed con la voce fuoricampo di Dakota Johnson (quella di 50 Sfumature di Grigio che qui interpreta Chloe) ci racconta quello che andremo a vedere. Theo viene istruito dagli anziani sulla sua missione e questa parte è recitata in lingua Inuit.  I primi minuti sono sicuramente i più belli del film, ma purtroppo ci aspettano un’altra ora e abbondante di tristezza assoluta. La scena si sposta a New York e, giustamente, Theo si trova spaesato. La sua inadeguatezza però ci viene raccontata nella maniera più banale e retorica possibile grazie a frasi fastidiose e che vogliono continuamente far sentire lo spettatore una merda perché vive nella civiltà occidentale. Vai quindi con banalità quali: i grattaceli che fanno schifo perché coprono il cielo, i marciapiedi non vanno bene perché si perde il contatto con la terra, e c’è troppa gente, e non si riesce a dormire per il rumore… A mio parere questo prendere per mano lo spettatore e spiegargli ogni cosa è una delle cose più fastidiose che un film possa fare, ma andiamo avanti.

Visto che la società occidentale è pericolosa, Theo viene avvicinato da tre loschi figuri intenzionati a derubarlo ma fortunatamente arriva Chloe la barbona a salvarlo. L’unica cosa positiva di questo personaggio è che ogni tanto fa delle citazioni di Bruce Lee. Per il resto è fastidiosissima, sempre con le sue maledettissime battute pronte e con un’aria di superiorità da eroina di ‘sto cazzo.
Theo viene accompagnato nel rifugio dei barboni (più che altro un ampio monolocale dotato anche di elettricità) dove ci sono altri due personaggi inutili: un barbone incazzuso e l’amico fedele di Chloe. Qui Theo racconta la sua missione e parte una scenetta animata terrificante su quanto è cattivo l’uomo del sud del mondo. I barboni (incazzuso escluso) cercheranno di aiutare Theo e faremo la conoscenza di un altro barbone: Mr. Sweet. Se Chloe era fastidiose questo qua è da randellate in faccia. Di tutti questi senzatetto non ci verrà raccontato quasi niente, quindi è impossibile provare un minimo di empatia per i personaggi. Ma d’altronde il film non deve parlare di tutti i problemi del mondo, meglio concentrarsi su una cosa sola.

L’obbiettivo dei barboni è far parlare Theo all’ONU ma prima devono andare a fare shopping, perché altrimenti non potrebbero farci vedere un terribile montaggio con i protagonisti che si cambiano d’abito davanti ad uno specchio. La banda di falliti si reca quindi davanti alla sede dell’ONU e, stranamente, il loro piano di far intrufolare Theo dentro il palazzo fallisce, anche se non si capisce bene come vadano le cose. Theo entra nel palazzo, parla con le guardie e per qualche motivo tutti vengono arrestati e trattati da terroristi. Si vede una strana marcia dei barboni guidata da Mr. Sweet ma non si capisce esattamente cosa sia successo. Bho, comunque Theo viene liberato da una donna che l’ha visto all’ONU e sembra intenzionata ad aiutarlo. Non sapremo mai con esattezza chi è questa donna, ci verrà solo raccontato che in passato era un medico ed in Sud-Africa ed ha visto morire un bambino di AIDS perché non è stato incluso in un clinical trial che secondo lei avrebbe potuto salvarlo ma, non sarebbe permesso fare clinical trials sui bambini perché sarebbero considerati un abuso su minori. ASSOLUTAMENTE FALSO.

Io ho appena finito un Master in Ricerca Clinica e questa frase è una vaccata colossale. Giusto per fare un esempio QUESTO è un trial in corso adesso in Botswana che viene fatto su neonati.
Dare queste informazioni false in un film che ha l’obbiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi sociali, con lo scopo di puntare il dito a caso sulle “cattivissime multinazionali farmaceutiche” dicendo vaccate è semplicemente riprovevole. Ed oggi è pure la giornata mondiale contro l’AIDS. I clinical trials hanno regole rigide e stringenti che vanno osservate con il massimo rigore o ci ritroveremo con altri casi Vannoni.
Il discorso sarebbe molto più ampio, dato che ci sono sicuramente delle criticità nel sistema, le case farmaceutiche non sono certo degli enti benefici con condotte sempre cristalline e troppo spesso i risultati dei trial non vengono pubblicate ma non è questa la sede per parlare di queste cose.
Torniamo al film.

La dottoressa si offre di aiutare Theo a parlare davanti ad un pubblico e, dopo una richiesta di quest’ultimo, decide di ospitare i barboni nel suo appartamento ed inizia una strana relazione da mamma con Chloe che addirittura ad un certo punto si incazza con la dottoressa e si chiude in camera mentre Mr. Sweet urla cercando di insegnare a Theo come si gioca a scacchi e quell’altro magia come un cinghiale. Insomma dei magnifici ospiti!
Taglio un po’ corto che mi sono rotto le scatole di scrivere di questa robaccia. La dottoressa organizza un meeting che va bene anche se Theo non si fa vedere perché preferisce fare 62 piani di scale a piedi invece che prendere l’ascensore dato che lui ama camminare. Poi arriva il finale più brutto e randomico del mondo dopo quello di Lost.

SPOILER FINITO

A me il film ha deluso moltissimo per il suo approccio molto teen movie con continue battutine spesso inadeguate e ripetitive ed i personaggi veramente troppo brutti. Il messaggio che porta con se viene indebolito da quello che viene messo in scena. Potrebbe essere definito banalmente un’occasione persa per parlare di qualcosa di importante ma, se questi temi vengono trattati in questo modo da registi-sceneggiatori snob, siamo spacciati. Risparmiate l’elettricità che avreste sprecato guardando questo abominio e andatevi a fare una passeggiata nei campi o nel parco della vostra città. Sinceramente mi spiace per il povero Theo Ikkumaq, che molto probabilmente aveva voglia di portare davvero un messaggio in favore della sua gente ed invece si è trovato coinvolto in una roba totalmente inutile e stupida.
Oh se vi può interessare c’è un cameo di Larry King nel finale.

LakeTitolo Originale: Lake Placid Vs Anaconda
Nazione: USA
Durata: 92 minuti
Regia: A.B. Stone
Anno: 2015
Cast: Robert Englund, Skye Lourie, Annabel Wright, Stephen Billington, Yancy Butler, Corin Nemec, Ali Eagle, Heather Gilbert, Nigel Barber

Trama:

I coccodrilli che infestavano Clear Lake sembrano ormai un ricordo grazie ad un cancello elettrificato che circonda l’area infestata. Ma un gruppo di brutta gente recluta il bracconiere Jim Bickerman per catturare un coccodrillo ed oltrepassare il cancello con lo scopo di far riprodurre degli Anaconda geneticamente modificati sfruttando il coccodrillo in qualche modo non proprio chiarissimo. Le cose però vanno storte e gli animali si liberano, oltrepassano il cancello ed iniziano a seminare il panico sulle sponde di Clear Lake.

Secondo me:

Il fatto che il quarto capitolo della saga di Lake Placid si chiamasse Lake Placid: the Final Chapter mi aveva tratto in inganno e reso anche un po’ triste. Negli anni mi sono affezionato a questa saga senza senso ed inoltre il quarto episodio era un deciso passo in avanti rispetto ai due predecessori. La presenza di Robert Englud però doveva farmi pensare che anche Nightmare ha avuto il suo Final Chapter per poi proseguire con 2 sequel ufficiali.
In questo quinto capitolo abbiamo degli ospiti a Clear Lake: gli Anaconda! Ma questi non sono degli anaconda normali, questo film infatti è un cross-over tra la saga di Lake Placid e quella di Anaconda dato che il piano di ingegnerizzare geneticamente i serpenti con un particolare siero viene da Anaconda 2. Per quanto però io sia appassionato di film con mostri assassini, devo ammettere di essere fortemente ignorante per quel che riguarda la saga di Anaconda. Ricordo che quando era alle medie il primo capitolo della saga veniva considerato un film spaventoso ed una sera ci riunimmo a casa di un amico a guardarlo in videocassetta. Ma in quelle serate guardavamo roba terribile credendo fossero dei capolavori, tipo La Mummia. Comunque sia il film non ha lasciato molti ricordi nella mia testa, anche se credo di averlo visto diverse volte sui canali Mediaset. I sequel invece sono abbastanza sicuro di non averli mai visti, nonostante nel terzo pare ci sia David Hasseloff come protagonista.
Questo Lake Placid Vs Anaconda è senz’altro più legato al franchise dei coccodrilli rispetto a quello dei serpentoni: tornano alcuni protagonisti dei precedenti capitoli come il già citato Robert Englund ma anche Elisabeth Röhm che interpreta lo sceriffo e Yancy Butler che interpreta Reba al suo terzo film della saga. Anche la stragrande maggioranza delle morti avviene a causa dei coccodrilli, ma tornando al cast, va segnalata assolutamente la presenza di Nigel Barber, solamente per il fatto che ha esordito con Attack of the Killer Tomatoes!, il cui sequel Return of Killer Tomatoes! è un capolavoro assoluto (con George Clooney tra l’altro).

Ma non divaghiamo e torniamo Lake Placid Vs Anaconda. L’unione di due franchise ormai caduti nel dimenticatoio poteva essere una buona occasione di rilancio per entrambi oppure potevano chiudere entrambe le serie con il botto. E invece hanno preferito fare il classico filmetto di mostri uguale a tutti gli altri prodotti da Syfy negli ultimi anni con una scusa random per mettere qualche bella ragazza in bikini. Purtroppo non c’è proprio nulla che si discosta dalla medocrità di questi prodotti, anzi c’è un eccesso di ironia spicciola che ormai sta diventando fastidiosa. Peccato perché il Final Chapter mi aveva fatto ben sperare per il futuro della saga.

Un film decisamente deludente ma in linea con gli altri monster movie di Syfy. Sarebbe dignitoso chiudere le saghe ma a fine film c’è un cliffhanger. Prevedo un sesto capitolo dal titolo Lake Placid vs Croccaconda.

 

tamako

Titolo Originale: Moratoriamu Tamako, もらとりあむタマ子
Nazione: Giappone
Durata: 78 minuti
Regia: Nobuhiro Yamashita
Anno: 2013
Cast: Atsuko Maeda, Suon Kan, Kiyoya Itō, Kumi Nakamura, Keiichi Suzuki, Yasuko Tomita, Shinya Tanaka

Trama:

Tamako si è appena laureata e torna a vivere nel suo piccolo paesino di origine assieme a suo padre che gestisce un negozietto di articoli sportivi. La ragazza è totalmente apatica e passa gran parte delle sue giornate a non far nulla in camera sua, leggere manga o giocare a qualche videogioco. Non ha più  molti amici nel paese, fatta eccezione per un ragazzino che è quasi costretto ad assecondare Tamako. Riuscirà a trovare la sua strada o rimarrà intrappolata in questo limbo?

Secondo me:

Nel mio portatile c’è un file TXT nel quale finisce ogni singolo film che mi consigliate. Quando non so cosa vedere vado su Random.org, estraggo un film a caso e me lo guardo. Nella lista ci sono film inseriti anche 4 anni fa, ma il sistema di randomizzazione ha deciso che guardassi uno degli ultimi arrivati nella lista e quindi eccoci a parlare di questa roba qua.
La maggior parte di quelli che hanno frequentato l’università, magari e in un posto lontano da casa, si ritroverà perfettamente in questo film. Come Tamako anch’io mi sono ritrovato a non sapere cosa fare dopo la laurea e ad oziare tutto il giorno passando il tempo a crearmi piccole distrazioni inutili. Certo, magari in Giappone la cosa ha un maggior impatto dato che da loro i ragazzi hanno una maggiore indipendenza mentre noi stiamo a casa delle nostre famiglie di origine più a lungo. Però il problema della nullafacenza post-laurea è largamente diffuso un po’ in tutto il mondo e qui viene raccontata piuttosto bene. Il film non ha un grandissimo ritmo ma data la breve durata ed una buona varietà, colpisce e rimane impresso senza scadere nella ripetitività o noia e si lascia guardare con estremo piacere. Essendo il mio recente passato molto vicino a quello di Tamako mi sono sentito coinvolto particolarmente, ma anche chi non ha avuto la sindrome post-universitaria (o la sua versione peggiore: la terribile post-erasmus) troverà un bel film abbastanza agrodolce ma simpatico. Il finale magari potrebbe lasciare un attimo interdetti, ma per me va benissimo così!

Un film da evitare se state per laurearvi e siete felici per il traguardo raggiunto. Il fancazzismo post-laure è in agguato! A parte le stronzate questo è un bel filmettino, dategli un’occhiata!

Killer mermaid
Titoli Alternativi: Mamula, Nymph
Nazione: USA, Serbia
Durata: 90 minuti
Regia: Milan Todorovic
Anno: 2014
Cast: Natalie Burn, Dragan Micanovic, Franco Nero, Kristina Klebe, Sofija Rajovic, Zorana Kostic Obradovic, Slobodan Stefanovic, Miki Peric

Trama:

Lucy e Kelly sono due giovani turiste americane che vanno in vacanza sulle coste del Montenegro per far visita ad Alex, un loro vecchio amico del college ed ex-ragazzo di Lucy, ora fidanzato con la bella Yasmin. Tra un tuffo e l’altro anche un altro ragazzo si aggiunge alla comitiva: Boban che convince tutti ad andare sull’isola di Mamula, nonostante le rimostranze di Alex e le avvertenze di un curioso personaggio barbuto. Ben presto però si accorgeranno di aver fatto un grosso errore…

Secondo me:

Proseguiamo il discorso da vecchio dell’ultimo post: non ci sono più i film di squali di una volta e anche le alternative valide scarseggiano. Questo film per la verità comincia benissimo: tette nei primi 30 secondi! Poi però l’amara sorpresa: il primo sventurato non viene ucciso da una sirena ma da un umano e non direttamente dalla sirena. C’era da aspettarselo, in fondo le sirene sono ammaliatrici. Il film non è esattamente come mi aspettavo ma, dato che nei primi 5 minuti di film viene inquadrato ripetutamente il fondoschiena della bella Natalie Burn, continuo a guardare con grande speranza. Subito ci vengono propinati noiosi ed inutili intrecci sentimentali tra i personaggi e l’attenzione dello spettatore si sposta sulle splendide ambientazioni, mentre ce ne frega sempre meno di quello che si dicono i vari personaggi sullo schermo. Ogni tanto si vede spuntare un curioso personaggio: il classico tipo inquietante dei film horror che lancia occhiatacce ai protagonisti. Però ha una faccia famigliare ma non l’avevo riconosciuto durante il film ma poi arrivano i titoli di coda ed ecco svelato l’arcano: è Franco Nero! Può un film con Franco Nero essere brutto? Bhé si!
Quando finalmente i protagonisti si decidono ad andare dove gli viene detto di non andare (cioè sulla splendida isola di Mamula) si spera che il film decolli. E invece, nonostante la comparsa della sirena e le varie morti, tutto rimane avvolto dalla noia e dalla banalità. La sirena ammalia i maschi con il suo canto. Ma a quanto pare ogni tanto si dimentica di avere questo potere o lo usa su una sola persona per volta. Magari sarebbe stato tutto più interessante se la sirena avesse ammaliato tutti gli uomini mettendoli contro le ragazze facendo una specie di Battle Royale vacanziero. E invece le ragazze qua servono solo per indossare i costumi da bagno.

Un piccolo monster movie con pochi pregi ma con Franco Nero. potrebbe convincere qualcuno ad andare in vacanza in Montenegro ma per quel che interessa a noi è un horror evitabile per chi ha una minima esperienza con questo genere.

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Titolo Originale: Lake Placid: The Final Chapter
Nazione: USA
Durata: 86 minuti
Regia: Don Michael Paul
Anno: 2012
Cast: Elisabeth Röhm, Poppy Lee Friar, Paul Nicholls, Robert Englund, Dan Black, Benedict Smith, Yancy Butler, Scarlett Byrne, Elena Boeva, Borisa Tutundjieva

Trama:

Dopo i fatti narrati nei 3 film precedenti, nei pressi di Lake Placid continuano a vivere enormi coccodrilli. Per impedire che questi entrino in contatto con i cittadini viene costruito un recinto elettrico. Una squadra di nuoto organizza un campeggio sulle rive di un lago in una zona teoricamente senza coccodrilli ma, a causa di una distrazione, il bus con i ragazzi attraversa la recinzione finendo nella zona pericolosa. Gli attacchi dei coccodrilli non tarderanno ad arrivare…

Secondo me:

Giugno 2011. Questo articolo l’ho scritto 3 anni fa. Mi sento vecchissimo! Quelli che non invecchiano però sono i film con i coccodrilli. Io invece  sto invecchiando e quindi mi metto a fare un discorso da vecchio.
Ho sempre considerato questi film con i coccodrilli degli spin-off dei più blasonati film di squali per i quali provo un immenso amore. Però oggi purtroppo stiamo assistendo ad una deriva ridocolo-innovativa preoccupante che minaccia pericolosamente il mio genere preferito. Io sono un assoluto conservatore in questo genere di film. Mi accontento della copia spudorata de Lo Squalo, anzi non è che mi accontento ma PRETENDO la copia spudorata de Lo Squalo. Ad esempio amo alla follia L’Ultimo Squalo che si ispira parecchio al film di Spielberg, ma purtroppo oggi di film così se ne vedono sempre pochi.
Oggi il pubblico vuole il film stupido che gli faccia fare la risata solo perché esiste e quindi ecco arrivare Sand Shark, Two Headed Shark, Sand Shark, Ghost Shark e infine il fenomeno Sharknado. Non nego che inizialmente anche io mi sono divertito nel vedere questi film, ma dopo un po’ ho iniziato a credere che questa new-wave comico-assurda (che ho deciso di chiamare LOLShark-Movie) stia uccidendo il mio genere banale preferito che ormai si è trasformato in una baracconata per nerd. Forse il capostipite di questo disastro è stato Mega Shark VS Giant Octopus, ma i film dove queste creature combattono sono diversi da quelli nei quali le creature mangiano persone. Comunque sia io non sono contro questi tipo di film, ma voglio solo rivedere i MIEI cari vecchi film di squali. Quelli dove arrivano degli squali in un posto, uno sceriffo che vuole sparargli, ambientalisti che non vogliono ma poi si convincono a sparargli o vengono corrotti, bracconieri, personaggi stereotipati e quadretto famigliare che rischia di essere distrutto dalle fauci di qualche bestia famelica ma poi tutto si risolve con il lieto fine.
Voglio questi film.
E fortunatamente Lake Placid 4 mi offre tutto questo anche se al posto degli squali ci sono i coccodrilli.
Questo quarto episodio si ricollega ai precedenti episodi in diversi punti. Prima di tutto con la presenza di Reba, la cacciatrice ignorante e cazzuta miracolosamente sopravvissuta agli eventi del terzo film, e poi per una location e per una parentela che verrà svelata solo nella parte finale. Per quanto quindi la trama sia abbastanza banale, presenta anche elementi interessanti.
Per il resto siamo davanti ad un bel mix di personaggi stereotipati e cliché del genere: la protagonista è uno sceriffo donna single con una figlia, avrà un intrallazzo con un padre single che è a capo della ditta che realizza il cancello elettrificato, anche lui padre single. I loro figli saranno tra i dispersi ed in mezzo a tutto ciò abbiamo anche ambientalisti Tette e Robert Englund!
Per quel che riguarda le morti anche qui l’influenza dei LOL-Shark movie si fa sentire, con alcune grosse vaccate che strappano comunque qualche risatina e sangue a secchiate (letteralmente). Muore un sacco di gente e ci sono diverse stupidaggini compiute dai vari personaggi ma se scendete a patti con queste piccolezze e con la CGI scadente riuscirete a divertirvi e magari capire un po’ la mia nostalgia per la penuria di questo tipo di film. Speriamo solo che questo non sia davvero il capitolo finale dato che comunque qualitativamente si assesta su buoni livelli per questo tipo di produzioni e per quel che riguarda la saga se la gioca con il primo capitolo.

Se fosse davvero il capitolo finale come dice il titolo sarebbe una bella chiusura per la saga. Ma personalmente spero ne facciano altri quindici mantenendo questo spirito che è un bel compromesso tra i vecchi film e i ridicoli film con mostri odierni.

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Titolo Internazionale: The Haunting of Helena
Nazione: Italia
Durata: 85 minuti
Regia: Ascanio Malgarini, Christian Bisceglia
Anno: 2012
Cast: Harriet MacMaster-Green, Sabrina Jolie Perez, Jarret Mertz, Paolo Paolini, Susanna Cornacchia, Massimiliano Carnevale

Trama:

Dopo una separazione Sophie e sua figlia Helena si trasferiscono a Latina in una palazzina di epoca fascista. Nella casa trovano un armadio antico che viene sistemato nella cameretta di Helena. Quando la bambina inizia a perdere i denti da latte, la madre le racconterà la favola della fatina dei denti e la bambina ne diventerà ossessionata. Ma presto un’oscura presenza inizierà a perseguitare le due…

Secondo me:

Ogni volta che si parla di cinema italiano c’è qualcuno che dice “in Italia oggi si producono solo commediole da quattro soldi volgari”. Se tu che stai leggendo sei uno di quelli VAFFANCULO. In Italia si produce ancora un sacco di roba ma bisogna cercarle e la tanto odiata Rai è in prima fila per numero e qualità dei film prodotti. Con le commediole ci si fanno i soldi e con quei soldi poi si possono anche portare avanti anche interessanti progetti come i Web Movies di Rai Cinema Channel. In pratica si tratta di progetti co-prodotti o interamente finanziati dalla Rai, che vengono affidati a esordienti o quasi, offerti gratuitamente sul web e venduti all’estero grazie a RaiTrade.
Io per il momento ho visto solo 3 e questo Fairytale è quello che mi è piaciuto di più.
Come in The Cat, anche in questo caso parliamo di una ghost story e Fairytale è abbastanza debitore nei confronti del cinema asiatico di questo genere o comunque dei remake americani che andavano di moda nei primi anni 2000. La sceneggiatura di Christian Bisceglia però è ben più elaborata di quello che ci si potrebbe aspettare da un prodotto di questo genere e regala anche dei bei colpi di scena. Come ogni ghost story anche qua la storia va avanti abbastanza lentamente, almeno per la prima metà del film. Dopodiché c’è un netto cambio di ritmo e il film vira più sul thriller sovrannaturale. Visivamente il prodotto è molto buono con degli ambienti azzeccati e delle scene di grosso impatto (una in particolare verso la fine del film mi ha davvero sorpreso ma c’è anche un incidente automobilistico davvero degno di nota).
Il cast è abbastanza buono ed internazionale, con Harriet MacMaster-Green che ha fatto decisi passi in avanti rispetto a Smile.
Una caratteristica comune dei 3 Web Movies che ho visto è l’influenza delle Film Commission per la valorizzazione dei luoghi di ripresa. Dato che questi film sono pensati per il mercato estero, la mossa è sicuramente sensata. Ma forse per noi italiani può risultare un po’ fastidioso questo effetto spot. Fairytale però è quello dove questa presenza è meno opprimente (e comunque la Latina Film Commission la ringrazio e la nomino sempre molto volentieri dato che mi hanno permesso di incontrare Lloyd Kaufman!)

Un film decisamente buono e decisamente sconosciuto. Non sarà un horror spaventoso ma sicuramente non vi pentirete di averlo visto anche perché potete guardarlo gratuitamente cliccando QUI.
Se volete la copia fisica è disponibile anche il DVD 01 Distribution e se cercate bene lo trovate a nemmeno 5 euro.

The cat

Titolo Originale: 고양이: 죽음을보는 두개의눈; Goyangyi: Jookeumeul Boneun Doo Gaeui Noon
Nazione: Corea del Sud
Durata: 106 minuti
Regia: Byun Seung-wook
Anno: 2011
Cast: Park Min-young, Kim Dong-wook, Kim Ye-ron, Shin Da-eun, Lee Sang-hee , Lee Han-wi, Park Hyun-young

Trama:

So-yeon lavora in un negozio di animali e soffre di claustrofobia. Una sua cliente muore improvvisamente in un ascensore poco dopo aver ritirato il suo gatto dal negozio e So-yeon deciderà di prendersi cura dell’animale. Intanto la ragazza viene perseguitata dal fantasma di una bambina e delle persone entrate in contatto con lei muoiono in circostanze misteriose. So-yeon inizierà a pensare che ci sia una relazione tra la ragazzina che la tormenta ed alcuni gatti…

Secondo me:

Io non ho mai capito il perché ma sembra che l’estate sia il periodo perfetto per guardare film horror, quindi se avrò voglia e tempo in queste settimane mesi proporrò una serie di articoli di film di questo genere. Il primo film di questa rassegna horror estiva è questo The Cat, una ghost story coreana abbastanza classica: abbiamo un defunto che perseguita una persona debole, che vede morire un sacco di gente attorno a sé ed è costretta a capire il perché. Questa è la trama della stragrande maggioranza dei film di fantasmi asiatici, che comunque ogni tanto possono riservare dei bei momenti di tensione e anche qualche perla nascosta. Non è questo il caso: The Cat è un film mediocre che dura troppo e si dimentica in poco tempo.
Non mancano le apparizioni improvvise del fantasma che dovrebbero farci saltare sulla sedia ma se questi sono presenti in tutti i film di questo tipo, gli elementi che dovrebbero salvare The Cat dall’oblio sono due: i gatti e la claustrofobia della protagonista. A mio parere i primi non vengono sfruttati sufficientemente nel film, che funzionerebbe allo stesso modo anche senza bestiole (e forse senza il continuo miagolio avrei apprezzato anche di più il film), mentre la claustrofobia della protagonista appare solo in un poche scene costruite e talvolta forzate. Nonostante tutto però il film si lascia guardare senza però catturare guardare senza problemi e alla fine riesce anche a sorprendere nel quarto d’ora finale che presenta un epilogo forse prevedibile e anche un po’ confuso ma sicuramente di grande effetto.

The Cat non è sicuramente una pietra delle ghost stories ma nemmeno un film terribile. Se ve lo vedete a letto prima di addormentarvi potreste finire per lasciarlo a metà dato che la lentezza è una caratteristica del genere. Quindi non riesco proprio a trovare un motivo per consigliarlo, a meno che non siete gattare incallite e volete cercare di togliervi il vizio dei gatti guardando qualcosa che ve li faccia schifare un po’.

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